Solcando i cieli di Boston G



Sembrava che sarebbe finita bene.
Lo aveva promesso il vento e la luna aveva sorriso di rimando.
La paura aveva lasciato il passo all'emozione, sicura di tornare da padrona ma si era poi trovata chiusa fuori.
Ti ricordi quei distinti momenti, quelle fotografie ? Quando ti dissi che era tutto perfetto.
Tu mi chiedesti che cosa lo fosse e io ti risposi: "Tu, io, questo".
E quando mi dicesti che non avevi più tempo.
E quando dissi a miei genitori che mi dispiaceva.
E quella volta che mi hai detto che la realtà ha confini liquidi ma ben calcati.
Il vento spazza tutto e comincia sempre dalle proprie promesse.
Ti ricordi quelle albe passate a rotolarci nel letto, come gli attori americani. Non esisteva niente, niente fuori dalla finestra e niente al di fuori di quel letto.
Eravamo io e te in un sospiro. Due bocche che si aprivano e chiudevano. Due corpi che si cercavano come assetati pellegrini.
E la volta che mi dicesti che potevamo farcela. Fu un bel momento, davvero bello. Fu il momento in cui mi crebbe un cuore.
L'ho sperperato, ho sperperato anche quello e adesso resto qui intrappolato in un freddo tramonto, su di una spiaggia spenta a graffiare una pagina con una penna che non mi segue più.
Siamo stati grandi e belli, davvero belli. Avrei voluto solo aver capito di più, averlo fatto prima. Comunque..che tu possa essere felice, che il calore non ti abbandoni mai e che le rughe di grossi sorrisi accompagnino lo scollinare dei tuoi giorni.
Mi sforzo di disegnare sorrisi perché di qualcosa bisogna pur sopravvivere ma il vento arriva e storpia ed infierisce. Ho sempre attirato una certa attenzione, ad ognuno il suo.
La voce del non visto e la condanna di chi ha spezzato promesse. Non ci sono balsami, indulgenze o fughe dell’ultimo minuto per me.
Me ne resto qui con la mia sbiadita ambizione e il ricordo di una cicala che solcava i cieli di Boston.


Fine
JL

Ps: tratto da:
“Sbornie e sopravvivenza di una cicala gigolò di nome Oscar Wilde”

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