La ciocca bionda


Cosa succederebbe se il sole venisse strangolato dal panico.
Se il ceruleo del cielo lasciasse il passo al grigio del menefreghismo.
Se chiedere scusa non contasse, effettivamente, più niente.
Se una rosa non declinasse più le sfaccettature di una viscerale passione.
Se il vento si facesse vincere dall’immobilismo.
Se la notte perdesse il nero dell’oblio e la magnificenza delle stelle e se l’oceano smarrisse il suo profondissimo e tormentato cuore.
Se amassimo persone ormai cieche al nostro nome e fossimo amati, a nostra volta, da persone per le quali siamo noi i ciechi.
Se non potessimo più fuggire o decidere di restare.
Se il calore abbandonasse i nostri corpi per sciogliere il cemento giù in città.
Se perdessimo stile e classe ma neanche ci ricordassimo di come si vinca.
Cosa succederebbe se perdessimo le piccole cose. Un sorriso, un abbraccio, un'alba, una mattina senza particolari significati.
Tutto cambia e questo è un gran peccato.
Gli Dei non mancano mai di servire il conto per la nostra età e la mancia è più salata del conto stesso.
Cosa succederebbe se non vedessimo nostro figlio stringerci il dito, speranzoso e sereno. Cosa succederebbe se i nostri genitori non ci chiamassero più: “Figlio mio”.
Amici e conoscenti sono inospitali ombre che ci passano di fianco come strisce bianche su un autostrada che ci collega dal passato ad un presente vagamente spruzzato di futuro.
Una birra con un fratello. Un sussurro che arrivi da una compagna che abbia qualcosa da dire anche domattina.
Un amplesso che parli di preghiere sussurrate o di peccati per i quali valga la pena di bruciare in coppia contro tutti, contro il mondo.
Un amico che parli con gli occhi, abbaiando per dirci: "Eccomi sono qui".
Un amico a quattro zampe che non pianga quando è il momento di andare ma si strugga se dimentichiamo una carezza.
La Spagna, la sangria e quella vecchia saggia caraibica che parlava di fotografie e ricordi.
L'amore al tempo della collera. L'eiaculazione precoce sociale e sentimentale.
Non duriamo il tempo di un respiro e ci perdiamo con la bocca ancora aperta e sbalordita.
Cosa succederebbe se ci ricordassimo il nostro nome a vicenda ?
Un colibrì vola sulla linea dell'orizzonte. Confine tra tutto e niente, vita e morte. Noi e un altro.
Aspettiamo sempre uno straniero che ci salvi ma troppo spesso ci ricordiamo, alla fine di tutto, che quello straniero portava il nostro stesso nome.
Da quell’'angolo spunta una ciocca bionda, una possibilità.
Questo è quanto.


Fine
JL

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