La mia amica Melassa B



“La cosa bella dell’essere soli come un cane è che non ti serve un cane per esserlo”.
“Come alla primavera non serve una rondine che l’annunci”.
“Esatto, se ci pensi sono ben poche le cose che hanno bisogno di essere introdotte, o annunciate, da altre cose”.
“Infatti, che poi cosa sono le cose ?”
“Credo siano solo un modo sbrigativo di classificare comportamenti, atti e persone che non riteniamo essenziali, non nel momento in cui ne parliamo almeno”.
“Sono d’accordo”.
“Bhè allora togliamoci dall’imbarazzo presentandoci, prima di iniziare chiamarci Coso e Cosa”.
“Piacere Melassa, Melassa B.”
“Quella dei 100 colpi prima di andare a letto ?”
“Intendi i colpi di spazzola ?”
“Non per forza..”
“No, infatti, comunque no, solo Melassa “.
“Piacere mio Melassa”.
“E tu saresti ?”
“Il ragazzo che ti sta di fronte e ti sta parlando.”
“E non ce l’hai un nome ?”
“E’ uno dei lussi che non mi posso concedere”.
“A volte un nome è una croce”.
“Lo diceva sempre Gesù”.
“Dai scemo”.
“Solo un po’. Comunque concordo, pensa se ti chiamassi Goffredo, Rogerio o Mariano”.
“Mio padre si chiama Mariano”.
“E’ uno dei miei tre nomi preferiti”.
“Scherzo, mio padre si chiama…bhè non credo che t’interessi”.
“..Di riflesso”.
“Come ?”
“Bhè sto parlando con te, quindi m ‘interessa il tuo mondo. Se a te interessa che io sappia il nome di tuo padre, prego”.
“Sei accondiscendente.”
“No, solo liberale”.
“Ma i veri liberali sono quelli che opprimono più di tutti”.
“Infatti, hai ragione: aboliamo le etichette”.
“Mi pare giusto”.
“Che fai nella vita, se posso chiedertelo, Melassa ?”
“Studio”.
“Cosa ?”
“Come fare i soldi anche se sei la moglie di un ricco business man che hai fatto capitolare ai tuoi piedi dopo una giovinezza da furfante tra i letti di sconosciute”.
“Dev’essere un corso nuovo...”
“In realtà è uno dei più antichi ma io lo sto reinventando”.
“Hai le idee chiare”.
“No, ho le idee melasse”.
“Bella battuta, tieniti il lavoro di comica come plan b”.
“Ah ah ah.. E tu, piuttosto, cosa fai ?”
“A parte essere indeciso ? Sopravvivo”.
“Indeciso su cosa ?”
“Su quasi tutto, direi.”
“Ne hai rimorchiate tante facendo il ruolo del finto incompreso”.
“Non rimorchio mai ma ho conosciuto più donne di quanto meritassi, ovviamente non con tutte sono finito a letto, mi piace essere democratico, ci sono svariate superfici da testare. Inoltre cerco di coprire le mie tracce e di essere finto il meno possibile”.
“E perché mai ?”
“L’anonimato è uno dei pochi (e più rari) privilegi che ci sia rimasto. Si è quasi estinto ma a volte, per qualche istante, riusciamo a sparire e questo è liberatorio”.
“Da cosa scappi ?”
“Da tutto e da niente”.
“Quindi da te stesso”.
“In parte, del resto chi non lo fa..”
“La famosa tecnica dello scarica barile. Se tutti si drogano si tratta di una festa e non di un ritrovo per tossici”.
“Credo sia un modo di vedere la cosa. Sarà che sono egocentrico ma non ho mai ragionato sul noi”.
“La bontà del ragionamento resta”.
“Touchè. Brava Melassa”.
“Grazie”.
“Non voglio parlare di me, tu cosa pensi invece ?”
“Riguardo a cosa ?”
“Al tempo e alla casa in campagna per i week end”.
“Dai…”
“In generale, cosa ti smuove ? Perché ti alzi la mattina ? Perché sei donna ? Perché studi ? Cosa ti piace e cosa no ? Hai mai visto una pecora che non fosse in camera da letto ?”
“Quante domande per un drink solo”.
“Avevo azzardato un euro sul fatto che saresti scappata solo al terzo (drink)”.
“Sei sicuro di te”.
“Non particolarmente, il necessario. In fondo, se non scommetto io su di me chi lo farà ?”
“Buona risposta”.
“Ti ringrazio, adesso è il tuo turno”.
“Vediamo…mi alzo la mattina perché non ho più sonno. Sono donna perché faccio la pipì seduta. Studio perché è meno faticoso che arare un campo. Uhm..di pecore ne ho viste svariate e di svariato tipo”.
“Uhm…e adesso mi concedi una risposta seria ?”
“Non ti sembrava seria ? Come sei serio..”
“Facciamo così: io ti mostro un bel sorriso e tu mi dici quello che pensi veramente a parte la maniera in cui espleti le tue funzioni corporali”.
“Mi sembra un buon accordo”.
“Ecco il sorriso”.
“Allora, vediamo. Mi sveglio la mattina perché mi piace la vita che vivo. Sono bella, piaccio e generalmente le cose vanno come dico io o come voglio che si accomodino. Sono donna perché…no dico, hai visto i miei occhi e il mio sorriso ? Poco gatta mi hanno detto. Studio perché voglio scegliere un certo tipo di vita ma avendo un paracadute alle spalle. Mi piacciono: il sole, le mie amiche e fare finta di leggere libri colti mentre gli uomini mi fissano. Mi piace piacere. Mi piace l’idea dell’amore e l’uomo che mi prende con passione. Mi piacciono l’estate e la sabbia. Mi piacciono i pattini. Mi piacciono le ramate date con classe, fuggevoli ma con quel minimo di sentimento inestirpabile dall’atto. Mi piace far serata. Mi piace celebrare la mia età. Mi piace cazzeggiare. Mi piace coprire le mie tracce dando al prossimo una me che esiste solo in mezzo alla gente. Mi piace questa maschera che mi rende invisibile. Sul non mi piace temo di essere ordinaria: non mi piace essere vulnerabile e star male anche se ne capisco l’utilità. Non mi piace fallire e restare indietro. Non mi piace quello che seguirà a quest’età in cui il confine tra noi e le divinità è appena accennato nel respiro di un amplesso”.
“Clap, clap, clap”.
“Addirittura tre applausi”.
“Devo confessarti che ho impiegato alcuni minuti per inquadrarti ma appena mi son fatto un’idea ero sicuro che avrei sentito, presto o tardi, una risposta del genere. Se io copro le mie tracce, tu non sei da meno e questa è una qualità che apprezzo”.
“E tu invece ?”
“Io non sono niente, letteralmente, ma al contempo temo di essere stato un po’ tutto. Non ho mai combinato molto se escludiamo sopravvivere e avere un rapporto quasi costante con me stesso, cosa che mi richiede uno sforzo molto vicino alla mia stessa vita. Brucio di passione, bevo whisky e scrivo. Ho tentato di vincere osando ma ho quasi sempre perso con quel poco di classe che mi competeva. Le persone per me sono poco più che libri da sfogliare e questa è la mia forza e la mia maledizione. Duro poco e cambio spesso, le stagioni sono interminabili. Attimi intensi e poco più. Detesto le regole che muovono questo posto e la mia natura. Tutto cambia e questo è un gran peccato. Non torneremo e non arriverà qualcuno a santificare o a rendere importante o imperituro il nostro operato. Io sopravvivo e rubo emozioni o almeno ci provo”.
“Se aspetti un attimo mi faccio scendere una lacrimuccia”.
“E perché dovresti ?”
“Ti ho detto la verità ed è una cosa ben rara, non lo faccio quasi mai. Sono contento di come sono. Anche se l’essere me mi preclude tutta una serie di azioni, scelte o rapporti con altre persone che gli altri definirebbero: normali”.
“Tu vuoi isolarti”.
“Può anche essere ma è la mia natura e la rispetto”.
“L’eremita non vince alla fine”.
“Ma neanche a metà strada e all’inizio”.
“Quindi come finirà questo incontro ? Mi riaccompagnerai a casa e mi bacerai mentre giochicchio con le chiavi”.
“Apprezzo che tu abbia omesso il ‘tenterai di baciarmi’ ma no, non penso. E’ sempre un discorso di emozioni, empatia e momenti o meglio, attimi. Che tu ci creda o no mi piaci come persona ed io sono un terribile rimanda piaceri. Oltretutto diciamocelo, puoi avere di meglio, molto di meglio.
Ti ringrazio di avermi mostrato un barlume di te, è stato..speciale. E con questo mi congedo, ci rivedremo ancora, ne sono convinto. Nel frattempo, buona vita Melassa”.
“Che sei strano te l’hanno mai detto ?”
“Di solito mi dicono che sono uno stronzo ma credo che più o meno siamo lì”.
“Uhm. Ti chiamerò Pisellino o preferisci Fagiolino ?”
“As you wish. Low profile Melassa, low profile”.
“Cazzeggi un sacco, amico mio, e il grosso della tua persona non è che un’illusione, un alito di vento”.
“Esatto, però questo non cambia il fatto che la gente rimanga fino a quando il sipario cala del tutto”.
“Te la senti troppo”.
“No.”
“Davvero ?”
“Bho, è l’impressione che hai avuto tu, dovresti dirmelo tu. Ti pare ?”
“Dai dimmi il tuo nome”.
“No ci vediamo davanti a un drink un’altra sera. Tu sei tu”.
“E tu ?”
“Io sono Pisellino. Ciao Meli”.
“E l’amore ?”
“Bella storia quella. Hai visto quant’è bravo ?”
“Chi ?”
“L’amore ? E’ un sentimento talmente forte e totalizzante che ha convinto quasi tutti della sua non esistenza. Poi arriva, ti distrugge, perché ti distrugge, e riparte. Tu resti lì, morente, a chiederti come farai dopo averlo conosciuto e come hai potuto farcela prima”.
“Hai sofferto per amore ?”
“Meli non è da te, che domanda ovvia e scontata”.
“Ma tu non hai risposto”.
“Vero. Tutto compresso, tutto compatto. Le cose durano poco per me. Ma quel poco..Dio mio. Brava tu, ragazza, che sai come si fa”.
“Sei un disadattato”.
“E tu sei tu. A ognuno il suo. Ciao Cleopatra”.
“Ciao...”

Fine
JL


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