Diario di un'incisione tra whisky e fiamme


Tornate sempre. Tornate tutti.
La questione è competenza del tempo.
Un appiccicaticcio misto colloso d’amore e odio.
Brucia delle fiamme dell’inferno e ne fa uscire il fumo bianco dei Santi
La credibilità è lingua morta, giù nelle strade liquefatte di questa città.
Per terra un solco profondo. Un tracciante a delimitare.
Differenza di stili. Modo di venire al mondo. Sopravvivere. Andarsene.
Protendere le mani alla lotta finchè il respiro ancora gonfia il petto.
Ma la carcassa non si scompone. La respiro e la percuoto.
Niente.
Se n’è andata. Tornerà.
Sono andato. Per non tornare.
Parole, verbi e il vento. Le bocche si riempiono e si svuotano. Come il cuore di questi giorni cruciali. Come la vita di questi tempi suonati. Male.
Il bacino perfetto è un’infantile fiaba umiliata male e troppo presto. M’accontento di trovare un buono scorcio.
I migliori omaggi. Che le porte chiuse restino tali.
Vorrei. Intensamente vorrei. Francamente non è possibile. Che aggravano solo, i distratti rimandi.
Ora ascolto col cuore. Scorticato del mio animo pulsante.
Incido la carne, per lo più la mia. A volte una pagina non basta. A volte non basta neanche il whisky. Scivola via.
A volte incidi e non basta neanche quello.
Finisce il whisky.
Tu bruci. Brucia tutto. Un po’ di più.


Fine

JL

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