Tre settimane per Ash


Brrrr. Brrr
Brrrr. Brrr
“Levati”.
“Uhmmmmmm.”
“Dai cazzo. Spostati.”
“Quale diavolo è il tuo fottuto problema ?”
“Che c'hai da levarti.”
“Fan culo.”
Brrrr. Brrrr
“Dai levati. Non cagarmelo ulteriormente femmina.”
“Vaffanculo.”

“Pronto.”
“Ash ?”
“A quanto pare. Chi sei ?”
“Sono Harry. Harry Jones.”
“Uhm....”
“…Il tuo capo-redattore maledetto ubriacone.”
“Certo, certo...Cosa diavolo vuoi alle quattro del mattino?”
“Si tratta del tuo ultimo pezzo...”
“Eh...il migliore che abbia mai scritto. Almeno fino al prossimo.”
“Ash sei un giornalista. Hai davvero esagerato...”
“Chi sta esagerando sei tu. Devo ricordarti che sono uno scrittore ?...Lo scrittore migliore della mia generazione. Scrivo articoli per una miseria, assicurando così ,allo stesso tempo, vino al mio stomaco e lettori al tuo giornaletto.”
“Ash…”
“Ash. Ash. Ash. Ash, sì è il mio fottuto nome. Caro il mio Harry...”
“Ash…”
“Smettila immediatamente petulante bastardo. Dimmi, piuttosto, per quale fottuto motivo mi hai disturbato. Se fossi stato dentro una mula ? O dentro un bicchiere ? Irriguardoso bastardo amorale.”
“Ash sei insopportabile. Sarà meglio che ti alzi velocemente da quel giaciglio incrostato e ti affretti a portare qui il tuo culo peloso. Velocemente...estremamente adelante, cazzone. Salutami Gisele.”
“Un'ora.”
“Ok. Salutami Gisele.”
“Vieni e sbattitela...”
“Ash...”
“Sì. Sì...certo.”

Il telefono che ricade mentre mi rinfodero tra le lenzuola del mio giaciglio.
Mugola, Gisele.

“Chi era ?”
“Harry…”
“Che voleva ?”
“Scoparti...”
“Ash...”
“Parlarmi del mio ultimo articolo. E scoparti...”
“Ash…”
“Eh oh...il cazzo suo è...cosa ci posso fare io se ti vuol picconare. Ancora un pò e mi costringeva a "salutarti calorosamente" ”
“Che omino carino. Lui sì che conosce le maniere buone.”
“Non come me che ti scosto le cosce nel sonno e ti baratterei per un bicchiere di bianco. Ma allora perchè non ti corichi con l'omino buono ?”
“Dovrei !!!”
“Dovresti ?”
“Fan culo Ash.”
“Scopiamo donna.”

Un su e giù e sportivo. Cabriolet, lo definirei. Io sopra e lei sotto. Lei sopra ed io sotto. Lei a pecora ed io pastore.
Donna e mentitrice. Sapeva benissimo il perchè non avesse mai pensato di coricarsi con l'omino-omuncolo. Non era solo per via del mio argano. Lei lo sapeva che la motivazione era molto più semplice. C'incastravamo. Eravamo fatti per completarci. In quel momento che durava da un pò.
La donna più bella che avessi mai avuto. Gisele. Donna facoltosa quella. Una famiglia d’editori. Brutta razza gli editori. Che ad aver tale potere bisognerebbe accompagnarlo col furbo intelletto e la lungimiranza. Poter attingere al sapere. Poter diffondere la parola degli uomini. Ridursi ad incassare grazie a tanga e marchette.
Gisele. Corpo fantastico. Anima libera. Un angelo cadutomi tra le braccia o nel letto, a seconda.
Giornata di metà marzo. Non chiedetemi l'anno...Mi avvio alla Helter Skelter editrice.
Un appuntamento m'attende. Il presidentissimo, -il padre di Gisele-, m’aspetta per discutere d'un certo contratto dopo che un mio racconto breve ha rotto il cazzo in giro, sollevando un polverone misto di molto casino e pochissimo, reale, interesse.
Il palazzo si erge dinnanzi a me come un cazzone di quelli ben gonfi. Centoventisette fottuti piani. Neanch’io stavolta posso evitare la carrucolosa scatola di sardine. Così, aspettato che si riempisse per bene, m'imbarcai schiacciando per il quarantasei. Arrivato, un omuncolo occhialuto -che manco coi cuscini sotto l'ano appare dalla scrivania- m'indirizza all'ufficio ottantotto barra diciannove. Mi trascino annoiato fino alla suddetta porta. Busso due volte, una di rincorsa all'altra. Una voce squillante mi risponde, prontamente, di entrare.

“Oh, oh, oh, caro Sig...”
“Sì, sì...bhè evitiamo i convenevoli...solo Ash.”
“Come desidera...desideri Ash. Allora...bhè io sono Mr. Jeffley Skelter e questo è il mio consiglio d'amministrazione.”
“Un buongiorno che spero valga per tutti...”

Tutti i presenti, nessuno escluso, strabuzzarono gli occhi ma fecero finta di non aver notato il mio poco interesse per la patinosa arroganza.

“Ash, Ash, Ash...la vogliamo, ti vogliamo, a tutti i costi. Il suo pezzo di denuncia sullo sfruttamento dei ramarri nella società odierna ci ha lasciato davvero, davvero, sconvolti.”
“Cosa proponete ?”
“Un uomo che punta al sodo. Mi piace. Bhè...pensavamo che avremmo potuto cominciare con una rubrica fissa sul nostro quotidiano di punta: "Il paroliere". A questo, dopo un mesetto di prova -giusto per vedere la risposta dei lettori ad una tua esposizione prolungata, mica per altro -s’intende-. In seguito metteremmo in cantiere il tuo primo libro. Lo stipendio per la rubrica sarebbe di 5.000 euro più eventuali rimborsi spese ed una percentuale del 2% sugl'incassi mensili.”
“Le vostre richieste ?”
“Ecco...bhè sì insomma....cioè, nel senso....massima libertà d'espressione...tuttavia...se tu potessi evitare...o, diciamo, ingentilire il linguaggio..senza toccare la tua anima tagliente...Poi ovviamente massima libertà di critica...basta evitare di attirare troppo le attenzione del governo...e della gente...”
“Capito...bhè certo...comprensibile...politicamente corretto.”
“Ecco, giusto...ero sicuro che ci saremmo intesi.”
“Anche io -ed affilai un sorrisetto molesto.“
“Allora firmiamo ?”
“Certo”. Mi sfilai una penna della giacca e scrissi su di un pezzo di carta stropicciato:"Voglio averti". Dopo di che appallottolai il bigliettino e lo lanciai in direzione di Gisele che nonostante la sorpresa lo colse al volo. Quindi tornai a rivolgermi al padre dicendogli:"Signori io scrivo poichè bevo. Bevo !!! Bere....non mangio...La fame mi serve. Quasi quanto la pazzia. Quasi quanto la malattia e la voglia di fica. Lo stipendio che mi proponete è troppo alto. Rischierei d'iniziare a mangiare. Inoltre, essendo il miglior scrittore della mia generazione, posso abbassarmi a fare il giornalista ma mai ad essere politicamente corretto”...Mi feci una gran risata...salutai tutti e mi congedai...
Facce sbigottite confabulavano sulla mia stoltezza. Io piangevo la loro cecità. Non è vero…me ne bullai, tra me e me durante il tragitto fino all'ascensore. Storia finita. Chiusa. Punto.
La sera stessa ricevetti la visita di Gisele...e da allora...tre settimane di vicinanza.
Io poi m'ero accordato con Harry della Paradis&lost PC. Percepivo qualche centinaio d'euro a settimana per articoli e riflessioni in giusto numero. Giusto numero...ahaha curiosa espressione.

Ritornai con gli occhi a Gisele. Lei con i suoi nei miei. Si morse il labbro, mi tirò un pungo sulla spalla e se ne venne. Io a ruota ma senza pugno.
Le leccai la punta del naso e col cazzo unto ed ancora ciondolante m'avviai al cesso per guadagnarmi una meritata rinfrescata. Indossai, in seguito, un paio di pantaloni ed una maglietta sgualcita, quelli che mi sembravano meno sporchi. Lasciai scorrere la porta dietro di me senza chiuderla.
Ero per strada e stavo andando a raggiungere Harry.
Brrr. Brrrr
Brrr. Brrrr
Un'occhiata al telefono. Gisele...Per Dio, ancora ? No...feci il vago evitando di rispondere...
Ero a non più di cinque minuti dall'ufficio di Harry quando...
Brrr. Brrr
Oh cazzo...
Brrrr. Brrrr
Senza guardare lo schermo risposi e dissi: "Cosa diavolo vuoi donna?"
“Veramente sono io...”
No...non potevo crederci....era La Bionda.
“Scusa se ti disturbo...”
“Cosa vuoi ?”
“Se n'è andato Ash.. Kid è morto. Quel rognoso figlio di puttana non c’è più.”
Il secco rumore d'un piatto che si rompe, frantumandosi al suolo. Se solo non fosse stata un'altra parte della mia fottuta anima.
“Come ?”
“Suicidio...”
“Come ?”
“S'è lasciato morire...”
“Nessuno m'ha detto niente…”
“Te n'eri andato Ash. Te ne sei andato…”
“Non addossarmi questa colpa”
“Naturalmente...come sempre...”
“Perchè si è lasciato morire. Perchè ?”
“Monotonia suppongo...L'ultima volta che l'ho visto mi fece una parte d'un'ora buona sui crampi al petto. Contrappassi e significati, tentò di spiegarmi...Parlò di gente bella o brutta....Mi scacciò dicendo che non poteva permettersi di sfiorire in delusione.”
“Non chiamarmi mai più.”
“Ash...”
“Addio...” Riagganciai.

Maledetto barista del cazzo. M'aveva iniziato lui alla pratica del bere. La dolcezza dell'alcol ed il contrappasso d'una candela che brucia veloce. L'alcol ha il contrappasso meno pesante di tutti, per l'uomo. Sì muore prima...derisi...senza aver costruito...ma considerando che si costruisce la sabbia...andarsene da giovani...con ricordi affilati d'attimi immortali, mi sembrava il migliore dei compromessi. Il migliore…in un mondo che non contempla uomini verticali.
Maledetto cane abbaiante che abbandona chi l'ha abbandonato. Io l'avevo il motivo d'abbandonarlo. Un motivo che si tuffava nella ragione. E adesso quel pezzo di cane non c'era più. Portandosi via, scorretto fino alla fine, il bersaglio mio -più amato- di critiche, rabbie e becouse.
Se ne andava un maledetto barista. Un maledetto padre. Il mio.
Presi in mano il telefono

“Pronto.”
“Harry...”
“Dimmi Ash...”
“Vaffanculo...”
“Ash che succede ?”
“Vaffanculo. Tu che detieni il potere di decidere. Tu che sei mediocre nella tua umanità. Tu che hai equilibrio. Tu che non conosci grilli. Tu che sei schiavo della ragione e moderato frequentatore del cuore. Tu che non bevi e scopi con rispetto. Tu che t'inginocchi ad un Dio che ci brucia le antenne. Tu che usi i condizionali. Tu che sei politicamente corretto. Tu che sei moderato. Tu che sei uno, nessuno e centomila. Tu che conosci la parola cavillo. Tu che sei burocrate d'umanità.
Vaffanculo. Vaffanculo. Ma soprattutto Vaffanculo a me stesso....che ho già capito tutto...e me ne resto qui. Addio”
“Ash...”
“Sì esatto, non verrò. Sono a due minuti dai tuoi uffici. Baciami il culo. Io mollo...è tempo d'andare, sono già in colpevole ritardo.”
“Ash dobbiamo parlare…”
“Di cosa ?  Del fatto che dopo averti triplicato il numero di lettori, domani, darai in pasto all’opinione pubblica la mia testa per quell'articolo sulla società di pecore a pecora ? O forse vuoi parlarmi dell'amicizia che coltivi nella speranza di entrare, dapprima, nelle grazie di Gisele e poi tra le sue fottute gambe.”
“Hai sempre saputo ?”
“Prenditi Gisele. Assicurale una buona vita. Tranquilla. O verrò a prenderti.”
“Te lo giuro.”
“Giura il cazzo. Fallo, tanto basta. Addio.”

Mi diressi verso la stazione dei pullman. Fortunatamente la metro era vicina e in un quarto d'ora sarei giunto a destinazione. Decisi che mi sarei imbarcato sul pullman con la destinazione più curiosa. Sparire nell'oblio per riaffiorare in un altro cesso, solo momentaneamente più lindo poichè sconosciuto.
Optai per Milwaukee. Nessun perchè...a parte il sentimento d'ilarità ed attrattiva che mi suscitava quello strano nome. Milwake...Milshake...Kentucky...I polli che si fanno i pezzi. Un'altra volta.
Stavo per salire il primo scalino del pullman quando il telefono trillò.
Gisele. Combattuto, decisi di risponderle.

“Mi ha chiamata Harry.”
“Allora non vedo la necessità di questa chiamata.”
“Te ne vai così ?”
“Non avevo carta e penna questa volta ?”
“Ti rivedrò ?”
“Speriamo di no.”
“Ti amo.”
“Smettila scema.” Riattaccai.

Il pulmann serrò le porte come uno sceriffo la cella.
Si chiudeva un passato fatto: d'un padre, una donna e tre settimane. In mezzo alcol e pezzi di bianco su nero.
S'apriva un futuro scelto per scherzo. M’attendevano Polli pronti a fare i loro pezzi, ancora. In mezzo alcol ed altri pezzi di nero su bianco. Era meglio non farli attendere.
Sarebbe stato più di buon gusto evadere da una vita concentrica che permetteva solo continui e stancanti bis. Non ero un barista di nome Kid, né nessuna delle persone che avevo lasciato che mi lasciassero.
Continuavo a peregrinare. Una lacrima mi scese dagl'occhi.
Mi si rompeva il cuore per il dolore della mancanza.
Era verde. Il pulmann partì. Senza indugiare.

Fine
JL

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