Il Gladiatore: un film senza tempo




Il generale. Il gladiatore. Lo schiavo.


Ieri sera, rete 4 ha ritrasmesso "Il gladiatore". Incredibile ma vero, sono già passati dodici anni da quando l'urlo di dolore di uno straziante Russel Crowe risuonava nelle sale cinematografiche nostrane. Tutto o quasi è stato detto e scritto riguardo a questa pellicola che a suo tempo fece -giusta- incetta di premi e riconoscimenti. Vorrei brevemente invitarvi a riflettere su come "il gladiatore" sia stato precursore di un periodo di cinema che poco ha a che spartire con il vero, ma che tuttavia conserva un potere evocativo che risuona forte, oggi come allora, nonostante il succedersi dei decenni. Così anche se Commodo fu in realtà un buon imepratore, che mai conobbe e tantomeno si scontrò con Massimo Decimo, lo spettatore assiste ad uno scontro più reale di tanti film che hanno la pretesa o la millanteria di fotografare spaccati d'attualità. Il grido di dolore di un uomo che ha perso tutto. L'inadeguatezza e la mancanza d'amore di un figlio. La frustrazione di una donna che vive facendo ciò che deve e non ciò che desidera. La lotta politica fra classi. Il senato che rappresenta la politica. La decadenza di società e costumi. "Il gladiatore", in ogni suo aspetto, pur allontanandosi dichiaratamente dal vero ne fotografa ottimamente i contrasti e le ipocrisie. Un film pazzesco che trasmette continue scariche d'emozioni. Un film che è una continua citazione. Un film che rimembra dell'amore, dell'onore e del rispetto. Un film come quelli di una volta che insegnava senza pretendere.

Ci rincotreremo un giorno ma non ancora.
Ave Cesare. Ave Massimo.
Fine
JL

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