Riflessione de mattina

Era un periodo nel quale, mio malgrado, dovevo rincorre. Già era difficile, per un egocentrico come me, il mero atto della rincorsa. Abituato com'ero a tunnel, fughe sulle fasce e gol stepitosi. Per di più, come se l'umiliazione non bastasse, dovevo rincorrer la nullità di cose che m'affondavano il salmone. Il tempo, il tempo. Gli esami. Gli appuntamenti. Le belle facce. Li doveri de piaceri. Blah, basta. M'ero fatto una veloce chiacchierata meco. Non ero capace di responsabilità e lavori. Non ero capace d'un cazzo se non essere quel poco che intrevvedevo di me stesso. Avevo la mia confusione, la mia totale autoperdizione da offrire e della quale cibarmi. Era meglio controllare le scorte di whisky e fogli. L'inchiostro come i bicchieri, stranamente, non mancava mai. Suonava la porta. Un'altra...dal nome impronunciabile....Almeno la memoria Signore...Oibò io ho da scrivere...farà lei...sì farà lei. Io ho da scrivere, la vita, farà lei.

JL

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