Il cinema: un vezzo ? (Riflessione tra passato, presente e futuro)




Una tazza di caffè fumante. Un golf di qualche taglia in più. Uno schermo sopra il quale, immagini di vario genere si rincorrono, accompagnate dalle note di musiche o parole.
Avevo dieci anni quando decisi che questo sarebbe dovuto essere il mio risveglio; ogni volta che ne avessi avuto la possibilità.
Il cinema. Il vezzo.
Perchè siamo attratti dall'artificio ? Dal filmare la realtà ? Da un mondo che al massimo del proprio sforzo può regalarci il vero simile ?. Il cinema, come le altre forme di arte e come l'arte per sua stessa natura appunto, non è la fotografia della realtà, è il prodotto della visione della realtà da parte dell’artista. Un certo modo di: interpretare, vivere e fare il cinema fa sorgere il quesito (la paura) di  un imbastardimento da settima arte a mero passatempo. Quasi che anche i film, un domani, saranno fatti per essere scaldati coi Pop Corn nel microonde. In particolare, mi atterrisce, la povertà espressiva (anche la mera mimica facciale) degl'interpreti odierni. M’impaurisce la povertà dei temi trattati. M’impaurisce la mancanza di personalità. Mancare di personalità nel cinema è come avere in squadra un calciatore senza una gamba. Io non voglio un cinema che mi ammicchi, voglio un cinema che prenda un posizione. Tante posizioni. Voglio un cinema che mi dica:"Hey, nonostante la crisi, nonostante questo medioevo moderno, io ci sono e il mio compito lo assolvo".
Conosco perfettamente la difficoltà del mio discorso. Io per primo, affermo, che un artista è tale in quanto portatore di un messaggio: della propria visione. Una volta che questo messaggio è stato veicolato, l'ex artista dovrebbe avere il buon gusto di reinventarsi. Guardate ad esempio il mio adorato Spielberg. Non un film decente dai tempi di “Minority Report” e anche quello era un film eccessivamente costruito. Questo, secondo me, perchè il suo tempo come film-maker è finito. La leggiadria dei “Goonies”. Il terrore scatenato da una semplice idea come “Lo squalo”. La magnificenza fanciullesca di “Jurassic Park”. Erano idee eccezionali, semplici, basilari nel loro cocnetto e secche. Un punto volevano colpire ed un punto colpivano.
Voglio concludere questo prima parte con un’eccezione alla mia personale regola. Mi piace l’idea che i vecchi grandi del passato utilizzino la loro influenza per approfondire tecniche e possibilità per il futuro del cinema (Spielberg à “TinTin”).
Non c’è nessun disonore nell’ammettere come il tempo delle mele sia finito. Invecchiando il pensiero si cristallizza, la voglia di combattere e sperimentare ma soprattutto la facilità, la semplicità e la chiarezza delle idee diminuisce. Questo avviene per via di due fattori: 1) il messaggio ormai veicolato 2) la mancanza di fame.
Parlando invece di interpreti, sorge un doppio problema da affrontare: 1) sopravvalutazione 2) pochezza espressiva. Il primo problema è facilmente esplicabile. Un lettore dvd, la collezione di film di: Totò, Marlon Brando, Fellini, Ford, Chaplin, Welles, Monicelli….Ci siamo capiti ?
Stiamo parlando di interpreti eccezionali. Filmavano una storia lasciando che fosse essa a parlare per loro. La storia poteva veicolare un messaggio piuttosto che un  altro a seconda della sensibilità dello spettatore. Erano storie ed interpreti magici, che lasciavano -con la maestria tipica dei grandi-, la libertà di ragionare. Senza MAI giudicare. Al giorno d’oggi niente è più raro e niente vale di più. Assistiamo a sproloqui di politologi mancati. Commedie farcite di peti e rutti invadono i nostri schermi facendo, tra l’altro, ridere sempre meno. Mentre scrivo, mi scende una lacrima intrisa di tenerezza per ricordo e rabbia per lo spreco odierno. Chi ama il cinema, ama sé stesso ed il prossimo. Il cinema è un mondo, una visione, d’insieme. Chi ama il cinema deve avere la forza di fare un discorso apolitico. Bisogna avere la forza di porsi una semplice domanda:”La mia scelta può essere tra Checco Zalone e Moretti ?”.  Abbiamo un esercito. Un esercito di gente finita: Moretti, Castellitto, Aldo-Givanni e Giacomo, De Sica, Zalone, Pieraccioni….Cosa dicono i loro film ? O si ride (poco) o si assiste a monologhi autoreferenziali oltretutto piuttosto sterili. Ma Fellini e Monicelli non erano dei pensatori ? Erano film semplici i loro ? Mamma mia però quanto mestiere e quanta voglia in più c’era, di starli ad ascoltare.
E questi attori ? E gli attori ? Al giorno d’oggi ho il TREMENDISSIMO dubbio che non si cerchino più attori bensì dei modelli recitanti. La poliedricità espressiva. La capacità di mimica, di suscitare un’emozione. Totò, ve lo ricordate ? Ed io oggi devo assistere a gente che viene osannata per delle “magnum” che neanche Zoolander ? Gli stessi grandi: Cruise, Clooney, Deep…etc etc…Giocano moltissimo, sulle proprie espressioni. Scommetto un euro che al mio scrivere Clooney ve lo siete immaginato mentre, facendo un passo indietro, squadra la donna di turno col suo sguardo basso da cane bastonato mentre azzarda un sorriso stropicciato. Io rivoglio i: Malkovich, le Meryl Streep. I Morgan Freeman. Gli: Al Pacino. I Gassman, Sordi, Tognazzi e  Nicholson. Le Magnani, Hepburn e le Masina. Rivoglio gli attori. Voglio che questa crisi, più espressiva che recitativa, abbia una fine.
Per mia natura  non sono uno speranzoso. La speranza esula da chi la invoca e da colui (o dalla cosa) per la quale è invocata. Sono tuttavia ottimista per il cinema. Il cinema rimarrà sempre legato all’essere umano. Notare che, nonostante il momento “Fumettoppoli e Glitter”, vi siano film-maker come: Eastwood (calante sia con “Hereafter” e “J.Edgar”), Ritchie e Nolan. Interpreti come: C. Bale e Tom Hardy, mi lascia fiducioso, sul fatto che in un prossimo futuro ad Hollywood passerà, o tornerà a passare, un’idea ancora più secca di quella che attualmente muove il carrozzone:”Qualità e soldi possono andare a braccetto”.

Fine
JL


Ps: Il cinema è nutella e lenzuola in un giorno di pioggia. Il cinema è il film tanto amato trovato in un cestone di cose a 5 euro in Autogrill. Il cinema è un bacio sotto la pioggia. Uno sbarco in Normandia. Un soldato palla di Lardo. Il cinema è una carrozzella che vola giù da una scalinata. Il cinema è un nave inaffondabile che affonda. Il cinema è una domanda. Una risposta. Un eterno quesito. Il cinema è La possibilità. Il cinema è il collettivo sul quale si erge l’artista.
Il cinema è. Potrà essere criticato o criticabile ma il cinema è e per sempre rimarrà.
Scusate se è poco.

Fine JL

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