No-sense

...Che mentre trapanavo, il giallo d'un sole infido m'avea a d'accecar in dell'occhi.
Così, uscito il piccone dalla grotta de mula, guardai meglio fuor dalla finestra.
Oibò. Il giallo infido di quella palla di merda che di dozzina in dozzina voltava da una faccia all'altra. Volta-gabbana come il barista col cliente affezionato ma senza ninnolo sonante. In piedi, retto per il più che potevo, tirai un peto marcio e continuai a fissare, in sfida, lo sole. I miei gingilli tornavano a ballonzolare, mossi d'una lingua che non capiva quando dovea stare in pace e quando doveva procurarmi il fintinziume de' pace. Con due sbraiti l'allontanai. Se avesse avuto 'na testa, forse avrebbe visto più del burbero fisico che le tuonava contro. In fondo, la stavo salvando per la seconda volta in due ore. Brutto e orrendo ero, ma che gran nerchia c'avevo. Una scopata reale. Non che anch'io non abbia mai sparato a salve, intendiamoci. Ma il sesso era la mia arte. Molto più de' penna e bicchieri. Ed invece d'invaderla , l'allontanavo. L'allontanavo dal poco chiaro. Dal senso mai trovato e dal non senso che sempre m'avea celato. Oibò  che poi si parla di scopate e mule...non c'è mica ch'esser melodrammatici. Ebbene quel sole avea catturato quel barlume de' mio pensiero, ed io pazzo com'ero aveo rinunciato ad una sborratta nel bucetto a mia scelta.
Nuovamente petai. Versai del whiskey in un bicchiere da birra. Il sapore del whisky che colava, giù per la trachea...a dar tregua all'intestino tutto prima di provocar un rizzo, in coda, al mio obelisco. Il sole che seguitava a fissarmi. Quel giallo zafferano. Inaffidabile come il piscio d'un sobrio che baldanzoso burla l'ubriaco se non che poi il buco non lo centra manco lui. Quel sole immobile ed imperturbato. Come se tutto gli à da esse dovuto. Quel sole che fissa e ti tiene lì. Incollato come l'ultima parte dello stronzo mattutino che è sempre la più ostica a staccarsi dal culo. La più ostica e la più goduriosa. Il sole che avea l' potere d'essere immortale anche se morente e parziale e capriccioso. Il sole che zittisce senza aver ragione. Il sole che semplicemente ti mette a novanta e stantuffa. Tu hai voglia a lamentarte...ma lui ti tien per le palle e stringe sempre più.

Mi riebbi.
Al sole codardo, s'era sostituita la compagna suadente. La concubina de concubine: la luna. Ahi che turgidume al pallottoliere. Quale smuoversi en el core. La Luna non era migliore del sole. Era più sexy...aveva il savoir faire, lei. La luna non faceva niente di diverso, rispetto al sole, ma lo faceva meglio. La luna non era migliore del sole. La luna era tutto un altro fottuto discorso.
Ed io, si sà, su le cose importanti non riesco a sbottonamme. Così ciappai la nerchia in del pugno e stantuffai. Stantuffai. Ancora e ancora finchè non firmai il vetro.
E questa è la breve narrazione di quella volta che scacciai una mula per andare in fissa sul sole e risvegliarmi per farmii una sega e scolarmi il mio solito litro con la luna alta in cielo. Il giorno dopo sarebbe tornato prima uno e poi l'altra. Un altro litro e altre lingue pe' palle.
Così rimanevo lì. Abberrato ed abberrante nel fissar la continuazione del mio non senso.
Fine
JL

Commenti

Post più popolari