Pace mangia pace



Quelle anime che ansimano una pace che non sono disposte a concedere.
Ciottoli spaccati da spine avvelenate in punta col giudizio altrui.
Un cuore malsano che pompa veleno nelle vene.
Si resta immobili.
Occhi chiusi.
Labbra serrate a forma di sorriso.
La rugiada di una lacrima salata. Senza peso, colore. Odore.
Il respiro è una lama che scivola tra le costole.
La cecità figlia di una distanza sbagliata.
Questo è l’andazzo quaggiù.
Spettacolo senza soluzioni di continuità.
Le spalle si allargano.
L’anima, mesta, fa quel che può.
Cuore, ricordi e la mancia a un barista distratto.
Così è se vi pare.
In gabbia un uccello azzurro e sul comodino un paio di occhiali da sole.

Fine
JL



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