Amici Miei



Sono pieno di amici. Amichevoli amici di amici.
Convivi in beige e sommesse chiacchiere costellate di roteanti pupille a perlustrar sospettosa la stanza scricchiolante.
Sono pieno di amici, voci e opinioni. Consigli e cattivi esempi.
La mia sociopatia mi allontana da chi è normale. Non importa il buono, il brutto o il cattivo. Non posso stare, non posso restare. Via, in fuga, dalla normalità reiterata e declinata nella continuità.
Essere bipolare è un gioco. Un secondo sei sulle spalle del mondo e il secondo dopo il mondo poggia, crapulone, sulle tue. E’ in quel momento che capisci cosa sia la bulimia, un mondo che s’ingozza e vomita sulle tue spalle.
Non sei formato, acculturato o preparato. Te ne vai come sei venuto, con qualche vaga idea, molti miti e leggende ma in sostanza senza sapere cosa sia la vita.
Nella tua esistenza, perché di questo si tratta, intravedi, punto. Intravedi il mondo, le idee, le cose. E gli amici, che sono persone. Le persone possono essere bruttissimi esseri umani o bellissime scimmie e questa è l’unica cosa che conti: il punto di vista. Perché è questo che non ti dicono, la vita assuma il contorno che il punto di vista le conferisce. Siamo noi che riteniamo una cosa bella o meno, accettabile o insopportabile. Essere con o tra la persone ti toglie anche questo, il punto di vista.
Così vieni inghiottito dal punto di vista sociale e l’unica cosa che conta è portare la pelle a casa e sperare di andarsene nel sonno del proprio letto, così come se non fosse già bastata una vita d’inconsapevolezza.
Dicono che una vita sola basti e avanzi. Sono sicuro della seconda cosa, la vita avanza e quasi sempre ti inghiotte.
Sono pieno di amici. Tutti, anche quelli che mi spergiurano o mi scansano, hanno il mio nome in bocca. Ed è così che ho scoperto di avere mille facce e di come il mio nome possa suonare in tanti modi uguali e diversi fra loro. Immaginatevi come possa essere andato a nozze con questa scoperta una pecora nera e bipolare come me.
Sono pieno di amici, giù nel bar dei bar. Per le vie della città o ai raduni politici. In coda alle poste o nel rifare il documento dopo l’abile borseggio del mariuolo.
Amici strettissimi, parti di me, a dire il vero. Alcuni addirittura mi crescono dentro e li chiamano cancri e tumori.
Ho amici che corrono a più di 100 all’ora ed altri che schiaccerebbero il cemento con le loro fauci.
Amici che si stringono le vene, affinano il naso ed altri ancora che ci pensano a me, a ogni mio bisogno, tanto che la presenza di alcuni bisogni me la ricordano loro.
Ho amici premurosi che mi rammentano come la vita non sia fatta di solo vivere e di come se preghi il Dio giusto…bhè l’aria condizionata in camera fa sempre piacere.
Ho amici di amici che fanno proposte che spesso non puoi rifiutare.
Sono pieno di amici che se ne sono andati per un impegno improvviso, appena prima dell’inizio della festa. Ogni amico ha un palo del telegrafo dal quale portare avanti la propria veglia mentre un fanciullo, poco distante, aspetta il ritorno del padre, o il passaggio della di lui amata.
Ho un mucchio di amici, una catasta, una caterva. Sono pieno di amici.
Solo che nessuno ha un volto e quei tre o quattro che riconosco hanno nomi e un’anima liquida e li chiamo fratelli e sorelle. E’ tutto quello che so.
Per questo scrivo nell’aria dinnanzi a un vetro, avvolto dal fumo grigio di una sigaretta inglese e sorretto e placato dal gusto scozzese di un whiskey che ulula in silenzio a una luna ambrata.
Io sono pieno di amici ma il problema non sono mai stato gli amici. Perché quelli che voi del mondo, voi brutti, chiamate amici non sono che conoscenti e fantasmi.
Oggi mancano nemici valorosi, manca l’onore e un buon motivo per vivere e morire bene. All’umana, diciamo così.
Io sono un bello e plaudo il vostro pragmatismo, il vostro sapere vivere…
…La vostra utile utilità, amici miei.


Fine
JL

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