La gattara


Entrai dentr'al locale bagnato in lì vicino.
Mecum, du' nerchie e na fregna d'occhi ì libano.
Non v'è molto da narrar. Nè poco. Nè 'l giusto.
V'è il momento.
Un scambio 'i sguardi.
Un man sovra l'altra.
Un a' parola a completar l'altra.
O mio Dio. O Signur. Dicono li bacia-pile. Ed il contrario li blasfemi concreti.
Non v'è che il tocco, in realità, de due che vi trovarono lo stesso animo, in la morale.
E poco conta che fu un secondo, un minuto o pur più tempo colato d'oro -(de' posteri)-.
Per un attimo fu issero lui e lei.
L'ubriacon e la gattara.
Ah lì occhi sui. E l'odor e l' tocco.
Ah la gattara.
Ah la mia...
Tempo à tempo.
Ognù à lancià li propri demoni a gatti e spettri. De vite fittizie.

Fine
JL

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