Branda McKenzie vs Dimensioni Taurine: il campionato di pugni nel culo del ‘74



Era l’estate del ’74, la celeberrima estate del ’74. Perché quando a un sette unisci un quattro, sai bene che qualcosa succederà e che poi non si potrà più tornare indietro.
A Pagodinha, borgo brasiliano fondato da un veneto, Beto Hovistounratun, andava in scena il primo campionato mondiale di “pugni nel culo”.
Io ovviamente non partecipavo anche se una parte di me, chissà quale e quanto grossa, anelava segretamente di tirare pugni nel culo come un vichingo alla notizia dello scioglimento dei ghiacci.
In realtà mi trovavo in quel ridente paesino rurale come telecronista per  “Espn la ocho” una rete che si occupava di simil sport, lo slogan della rete infatti era “Se è quasi uno sport, noi ce lo abbiamo”.
Oltre a me a commentare c’erano: il vecchio zio Bergomi, Raffaella Carrà e Bobo Vieri.
La manifestazione si svolgeva nell’hotel di lusso “Toda gioia toda belezza” e il regolamento era rigidissimo. Bisognava accaparrarsi una vergine, sedurla con parole d’amore e poi, con la scusa di un bacio sul collo, girarla per poi tirarle un pugno nel culo (con la stesa faccia di Tardelli nell’esultanza del gol al mondiale ’82). Se la vergine bestemmiava come un ayatollah durante il giorno di Natale e se dopo nove mesi dava alla luce un bambino, chiamandolo Pugno grugno, il concorrente guadagnava un punto. Chi guadagnava più punti vinceva l’estradizione da Pagodinha (e da tutti questi figli frutto di pugni e pugnette), oltre che un notevole premio in dobloni d’oro.
Per quanto a una prima (superficiale) occhiata questo sport possa risultare politicamente scorretto e maschilistica, è in realtà…No in effetti è proprio così come sembra.
Questo era comunque lo sport più seguito in Sud America e nella parte orientale di Paio Kaloma, un posto che mi sono appena inventato e che è situato subito dopo Terabitia, terza rotonda dopo Narnia, seguire per la seconda stella a dritta, salutare Giglio tigrato, sostare a Cabot Cove per constatare che la signora in giallo è riuscita a portare in provincia il tasso di mortalità di Caracas e poi…cosa stavo dicendo ? Ah sì, come arrivare a Paio Kaloma, che per altro, di orientale non aveva un bel niente dato che era popolato unicamente da splendide femmine latine, colombiane per lo più, con seni tanto biblici da aver placato piaghe egizie e vaneggiamenti in rima di Nostradamus.
Il movimento del “pungo nel culo” aveva preso piede nella Londra punk degli anni ’70 che, in cerca di un gesto ribelle che esplicitasse sinteticamente tutta la rabbia di un popolo, aveva pensato bene di sublimarlo in un pugno nel culo. Il primo pugno nel culo lo tirò Sir Macallister che durante una partita di poker, con un tris d’assi alla mano finale, perse l’Inghilterra del Sud contro Sir Claudience Fisternast che gli palesò in faccia un inimmaginabile poker di due. Ma Sir Macallister era un uomo che sapeva imparare dai proprio errori e così fondò la AIPNC – Associazione Inglese Pugni Nel Culo. Iniziò così a gestire le varie federazioni locali (con proventi annessi) e tutta la stampa, la televisione e la pubblicità annesse. Riviste come “Ti tiro un tango” “Chi pugna per primo pugna due volte” e “Tutto pugno nel culo” registrarono sin dai primi numeri delle vendite elevatissime. Le trasmissioni su questo particolare e folcloristico sport si sprecavano e anni dopo uscì anche un film “Tropic Culo” che vinse l’Oscar, appositamente creato, di miglior effetto “pugno nel culo”.
In questa edizione 2014-2015 non c’erano molti dubbi, i favoriti erano due elementi totalmente contrastanti e che, per inciso, erano le ragioni per le quali avevo deciso di accettare il lavoro di radiocronista. Da una parte c’era infatti il sergente Brandon T.J “Branda” McKenzie un ex marines con due spalle che in confronto un armadio a quattro ante sembrava una scarpiera di Pistorius. L’uomo aveva raggiunto i più alti gradi militari e aveva condotto azioni in Iran, Iraq, Afghanistan e Sierra Leone. Poi si innamorò, inconsapevole del suo mestiere, di una prostituta cinese Pom Pin Glu la quale non ci mise molto a rompergli il cuore. Il sergente si ripromise che mai nessun’altra donna gli avrebbe rotto il cuore così si congedò dai marines non con disonore, non con un assegno ma coi coglioni a grand’angoli. Ora sbarcava il lunario con uno spettacolo porno soft intitolato “Una branda che occasionalmente si veste da donna” e dopo i due omicidi derubricatigli a “legittima difesa” (due marinai gli avevano tirato, o ci avevano provato, un pugno nel culo), Branda Mckenzie si era appassionato a questo rude sport divenendo ben presto campione di tutte le Americhe, dell’Asia e della Groellandia perché nessuno c’aveva cazzi di andare fin lì per uno stupidissimo titolo. Partecipava a questi campionati per motivi di vanvera e i suoi interessi erano solo: la cucina orientale, la palestra e i cartoni animati porno giapponesi. Toccare una di queste tre cose equivaleva a morire e la morte prima di portare via i corpi chiedeva il permesso al sergente.
Dall’altra parte, a sfidare il sergente, era giunto il campione di: San Marino, Andorra, Vaticano, Lussemburgo e Liechstein. Nessuno sapeva il suo vero nome ma tutte le donne del globo conoscevano il rumore suadente del suo piffero che si strusciava su un microfono nelle due ore notturne del suo programma “toccami il c…uore”. Era un vocalist ma era anche un Dio del sesso e un attore hard piuttosto conosciuto benché non avesse un nome, tanto che gli addetti ai lavori lo chiamavano con le sue misure “Dimensioni taurine ’88”. La sua voce e il suo pene erano armi capaci di sciogliere e far innamorare anche il più arcigno dei cuori e la sua stupidità unita al tempo libero di cui disponeva lo rendevano il più acerrimo rivale di Branda McKenzie.

- Se non alzi le mani non arrivi a domani -

I giorni trascorrevano placidi e i gironi eliminatori non regalavano particolari sorprese. Bergomi, al di là di chi si affrontasse diceva solo “Che gol, che gesto tecnico, che giocatore questo Pato, Fabio”.
La Carrà si limitava ad altezzosi commenti “Se mi tiri un pugno nel culo io mi sposto un po’ più in là”. E Vieri non aveva ancora commentato niente perché era venuto alle mani con un elfo irlandese che gli aveva tirato una bottigliata in testa.
Io continuavo a fare l’indifferente cosa che per fortuna ero piuttosto bravo a simulare ma in realtà non facevo che contare i giorni e gli incontri che mi separavano dall’annunciata finale tra Branda Mckenzie e Dimensioni Taurine ’88.


-         Mi risvegliai diverse ore dopo confuso –

Mi spiegarono poi che l’elfo e Vieri fecero irruzione nella cabina dove io commentavo gli incontri, investendomi violentemente. Nell’urto sbattei la testa e così rimasi privo di sensi per diversi giorni. La sfiga tuttavia fa le pentole ma non i coperchi perché se no si chiamerebbe Mastrota e così il caso volle che mi risvegliassi proprio in tempo por “La final”.
Quando arrivai al palazzetto centrale dedicato al Santo Patrono di Pagodinha, Gustavo Bocchini, l’aria era già carichissima. Un’esplosione di musica e colori mi investii e io non potei far altro che rimanere estasiato dinnanzi alle coreografie che le due curve avevano allestito.
La curva di Branda Mckenzie aveva preparato una sua gigantografia con sotto scritto “Uomo o donna resti sempre LA BRANDA”.
La curva di Dimensioni Taurine ’88 invece aveva allestito una fotografia a grandezza naturale del membro del suo eroe (e…la foto usciva dal palazzetto tanto era grande) con sotto scritto “E adesso voltati di spalle Branda”.
Sfottò e tensione sul piano cartesiano del livello più alto di pugno nel culo.
Quando ecco, senza annunci o clamore, che i due pretendenti al titolo fecero il loro ingresso sul terreno di gioco. Il silenzio scattò all’improvvisò e sottolineò ancora di più una situazione in cui ormai la tensione si tagliava con un coltello.
L’arbitro, sua eccellenza Sun Sun Coito, sussurrò alle orecchie dei due il regolamento e i convenevoli di turno. Branda era una maschera di tensione e al contempo di convinzione nei propri mezzi. Dimensioni Taurine era uno specchio e rifletteva ciò che lo osservava così da non mostrarsi mai veramente e questo, alla fine della fiera, era il suo trucco, il suo personale mantello dell’invisibilità.
I due si diedero la mano, Branda strinse di più ma solo l’altro gli sorrise. Dopo di che fu un fischio e silenzio.
Branda non perse tempo e fulmineo roteò alle spalle del suo avversario, immobilizzandolo. Dimensioni Taurine ’88 non fece una gran resistenza ma Branda era troppo preso dall’azione per farci caso. Lo spinse in avanti e iniziò a colpirgli il culo con potenti pugni, uno dietro l’altro. Dimensioni Taurine ’88 continuava a sorridere e rimanere in silenzio.
Branda continuava e l’altro anche, di rimando.
Dimensioni Taurine ’88 ormai era una maschera di sangue e se Branda fosse andato avanti ancora qualche secondo avrebbe infierito su un cadavere. Dimensioni continuava a sorridere anche se le labbra erano coperte di sangue, l’uomo non aveva detto una parola né emesso un gesto.
Branda era furente e caricò la sua mossa finale, la celeberrima “Catapulta nel culo”. Un secondo prima di impattare Dimensioni, tuttavia, questo stesso si girò e poggiò le sue labbra su quelle di Branda. Branda si bloccò, i suoi occhi tremarono e vibrarono proprio come quelli degli eroi di carta che tanto amava. Sussurrò “La pace dove c’era guerra” poi si voltò e se ne andò per non tornare sussurrando a lievissima voce “La pace, la pace, la pace, la pace, la pace…”. Branda non c’era già più e al contempo era tornato, finalmente. Quell’uomo burbero si rivedeva per la prima volta e partiva ora alla ricerca di se stesso. Ce l’avrebbe mai fatta ? Nessuno poteva saperlo ma conoscendo branda non era tanto il risultato quanto il tentativo e il viaggio, le due cose dalle quali non poteva e non voleva esimersi.
Dimensioni Taurine’88 ricadde al suolo e appena prima di entrare in coma sussurrò all’orecchio di una ragazza accorsa per aiutarlo “mai casa per me, mai casa per me”.
Nonostante il colpo di scena finale e il dolore per il destino dei due eroi, nessuno, nessuno, ricordò mai quell’edizione dei giochi in maniera negativa. Quei giochi segnarono la fine dei pugni del culo e degli sverginamenti alla vichinga. Quei giochi avevano liberato la popolazione dalle proprie angosce. Ed era tutto merito di un pisello biblico, una branda e qualche pugno nel culo.

Fine

“Ma questa storia non ha alcun senso ed è pure di una bruttezza molesta” – Mi disse un inviperito Miles.
“E cosa ti aspettavi dopo due pinte di whisky”- Gli risposi io, sicuro che l’evidenza fosse dalla mia parte.
“Dei protagonisti, qualcosa di sensato” – Proseguii lui.
“Qualcosa di sensato con una Branda, un cazzo e dei pugni nel culo”- Continuai io spalleggiato dalla mia logica stringente.
“Sei un ubriacone e un folle, oltre che uno stronzo e una puttana” – Mi disse.
“Ma io non ho mai detto il contrario” – gli risposi calmo e sereno.
Mi sputò in faccia e se ne andò. Rimasi seduto al bar ancora qualche minuto il tempo che la lei di turno uscisse sazia da sotto il tavolo.
Mi alzai, salutai Ash il barista e diedi un bacio alla ragazza. Lasciai che la porta ricadesse su se stessa mentre la giovane pronunciava parole che non udii ma che già conoscevo.
“Chi è quello, Besty” – Chiese il barista
“Come non lo sai ? E’ Dimensioni Taurine ’88, il campione di pugni nel culo” – Rispose la ragazza.
“Ma non era morto ?” – Chiese incredulo il barista.
“Fenici, ti dico, fenici” – rispose la ragazza.
“ Ma dove andava in quelle condizioni ?” – chiese Ash.
La ragazza rimase in silenzio, non poteva saperlo del resto. Non poteva sapere che andavo a incontrare la vita, la mia branda…mio figlio e suo padre.

Fine
JL

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