Rapsodia di una fusione



Cantava Hallelujah quel gringo inghiottito dal fiume.
Ci sono quelli che scrivono per dare un senso alla vita e quelli che danno un senso alla scrittura vivendo.
Quelli che cercano la pace nel torbido e quelli che cercano il torbido nella pace.
Ci sono quelli che prediligono il culo e quelli che si perdono tra i seni.
Quelli del whisky e quelli dei cubetti.
Ci sono quelli che tintinnano e quelli dei silenzi.
Quelli che si sciolgono e quelli del calore, che sudano la propria anima.
Ci sono quelli dello schifo e quelli che non ne sono consci.
Santi e truffatori. Solo i secondi pagano due volte.
Ci sono quelli degli appunti, quelli delle mance e quelli delle risse in autostop.
Quelli del sesso egoistico, quelli delle giostre, quelli dell’ego.
Poi ci sono io.
Una fusione.
Il primo istante, il primo respiro, dentro di lei. Il primo bacio.
Salive che s’incontrano, scambiandosi segreti di marinai.
Il primo seno. La prima lingua. La disinibizione.
La perdita del senno ma mai dei sensi.
Provare piacere nel dare piacere. Purezza nella più torbida e sfrenata passione.
Quando si scopa bisogna essere una rapsodia. Nulla di più o di meno.
Ubriachi, drogati e con solo lei in testa mentre Gershwin ti porta fuori dal mondo.
Ossessioni e frenesie.
Mai casa per me.
Mai.

Fine
JL

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