Che giornata del cazzo



Avverti distintamente la parte peggiore di te addensarsi e poi raggrumarsi.
La rabbia, cieca e furiosa, figlia d’una ragione che potrebbe anche non esserci.
Il perché di quel senso d’impotenza che permea l’esistenza.
La città piange lacrime acide.
Sale su dalla via un leggero vapore, il ricordo di un calore che una volta animava gli abitanti di questa città.
Gli angeli si tagliano le ali per uno sfizio di qualche secondo e poche boccate.
Battaglie tra poveri cechi che spruzzano gli occhi col veleno d’un mandarino.
Si cura il bruciore col fuoco d’un bicchiere scagliato tra le fiamme d’un camino.
Gli amici. Le donne. Le fotografie e le gesta.
Le nostre corti, passate e presenti.
Aspettiamo la visita di tre fantasmi.
Storie si incrociano, s’incatenano e dipanano.
Vicini stranieri e sconosciuti amanti.
Paradossi e lacrime in pioggia.
Gli ombrelli ben calcati sulle teste.
Attendi quel treno. Uno dei due è in ritardo.


Fine
JL



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