Piegati su femmine alcoliche o è il contrario ?



Trenta secondi, prima di questo, a cercare un inizio ingentilito dalla rima.
La prosa invidia alla poesia il dono della sintesi. Per questo continua a succhiarglielo.
La poesia arriva.
Come il whisky d'inverno.
Come una vodka da due soldi d'estate.
Come fare colazione, il primo dell'anno, con birra sgasata e una brioche ammuffita.
Arriva.
Lei è arrivata. Come tutto il resto eppure…diversamente.
Passione. Sesso. Libertà.
Quel suo sguardo…E le mani.
Il guinzaglio cinge il collo. Li chiamiamo: abbracci.
Sensazione sconosciuta. Forse. Assopita. Forse.
Emozioni, a nastro. Tutte quante. In vena, subito, adesso.
Pompi il cuore e s’annebbi il cervello.
Divenire essenziali per volere e sentire.
Non è storia, questa, di uno, io, che fotte e viene fottuo da una, lei, per poi scomparire, dentro una nuvola di fumo, con la reciproca soddisfazione di, entrambi, i casuali amanti.
Lei. M’appieda con l’altra.
Incostante. Insicura. Crogiolata nella propria, fittizia, autostima.
L’invisibile incostanza del declinarsi in terza persona.
Vorrei, tra un bicchiere e l’altro, vorrei, tramutare i difetti in parole ma il Signore dell’acqua in vino aveva un altro nome e dopo un numero si deve, categoricamente, passare a quello successivo.
La maledizione d’una venuta. Ululato a una luna che non c’è.
Agosto è finito e lei non c’è più. S’è tolta la maschera. M’ha detto il suo nome.
Agosto. Due mani. Una donna e un jack. Ripiegherò sul secondo. Ripiego…
Le persone toppano sempre. Sulle stronzate più stupide, nonostante abbiano tutto il potere.
Non è più la città degli angeli ma…ho un whisky in mano.
Quasi, quasi afferro la penna.
Già la scorgo, lì dietro all’angolo.
Come si chiamerà ? Questa volta…


Fine
JL

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