Il fallito



Sono un fallito.
Non mi sono laureato. Testato. Diplomato. Garantito con annessa data di scadenza
Non ho soldi.
Non produco ricchezza. Non ho manco una precisa idea di che cosa cazzo intendano, esattamente, nel pronunciare parole che parlano di e della ricchezza.
Non sono costante nell’umore e nei modi.
Non sono ingentilito dalla vita o dal susseguirsi di gentili eventi.
Io osservo la gente. A volte la guardo solamente. Altre volte la scruto. Spesso la leggo.
Mi ci prendo. In tutti i sensi. Immedesimato in purgatori di carne.
Ne parlo. Ci parlo. Ne sparlo.
La scopo. Fotto, quasi sempre. Amore, raramente, e comunque subito. Imposto, in entrambi i casi, da chissà chi.
La riprendo. La bastono e ne vengo bastonato. La critico e ne vengo criticato. Ne scappo e mi ci ritrovo sempre in mezzo.
Spesso ne rido. A volte rido con. A volte rido e piango. Molto spesso sorrido e loro pensano che io rida.
A volte un vaffanculo. Singolare. Plurale. Il vaffanculo contro il, loro, rende fantasticamente il senso del rozzo collettivo.
A volte apatia. Qualche volta compassione. Quasi sempre è emozione.
Io osservo la gente.
Io scrivo della gente.
La gente legge, famelica, ciò che io scrivo sulla gente.
Io sono IL fallito.

Fine
JL

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