Fonte Bianca: un tacchino non fa olio a primavera ma Roby sì

 

“Vai sereno. Anche la Ju ed io dobbiamo studiare, dunque, non ci saranno problemi. Due o tre ore al giorno le dedicheremo a quello. Fidati di me”
Cit: Anna C/CB

Mi chiamo Jacopo Landi. Ricordatevi il mio nome. Non mi piace ripetermi e non lo faccio mai.
Mi trovo qui per raccontarvi una storia. La storia di una vita vissuta per finta.
Intendiamoci sin dall’inizio: io detto le regole.
Regola numero 1: quando vi dicono di stare tranquilli e fidarvi, fate di tutto tranne che, per l'appunto, ottemperare a questa richiesta.
Questa storia inizia proprio in questo modo. Fiducia riposta in maniera pessima nelle persone sbagliate

“Raga ma voi sapete dove diavolo è questo posto ?”
“In Toscana”.
“Bhè buono, che essere vaghi non ci piace, mi raccomando…”
“Eh bhò…è l’unica cosa che mi è stata detta. Ma poi sereno, abbiamo il navigatore. Fidati”
“Cazzo. Bhè io metto il cd”
“Ottimo. Allora, Anna e Ju sono nel maggiolone e vogliono che le seguiamo.”
“Ragazzi ma se superano gli ottanta all’ora decollano”.
“Ottanta ? Guarda che non c’è la discesa in autostrada…”
“Cazzo.”
“Così è se vi pare. Tanto dobbiamo andare a casa dell’Anna e non sappiamo la strada.”
“Uhm. Vabbuò in compenso io ho una gran fame…”
“Anch’io.”
“Lodo fermati alla prossima area please.”

“I soliti bambini del cazzo. Non potevate aspettare un po’ prima di fermarvi a mangiare. Siamo partiti da due minuti. Ç%&$£”…”
“Prima di tutto: lasciamo stare la sintassi grammaticale. Secondo di tutto: parla con la mia mano, perché ho fame e vado a mangiare con Nicò.”

Occhi di ghiaccio tentarono, ripetutamente (senza riuscirci), di trafiggere la mia schiena. Jacopo -ciccio merda col panino- 1 padrona di casa -insoddisfatta e col ciclo- 0.

Approfitterò del tempo che la palla di merda, con la divisa da cow boy, sta impiegando per FABBRICARE il mio fottuto panino: wild wild west, per esplicarvi un paio di questioni.
Primo: di wild, il panino, al massimo ha il colesterolo.
Secondo: è forse il caso di introdurre, una minima, questa cricca di invertebrati, diretta verso l’oblio di un week end senza un becouse.
Padrona di casa, nonché folletto brontolone: Anna. Anna è una ragazza che senza sforzo posso definire come una delle mie migliori amiche. Una piccola, piccola, piccola bambolina, dotata di svariate duracell. Possiede il dono delle lingue e di un sistema nervoso estremamente labile. Fortunatamente quest’ultimo punto è aggirabile con abbracci e sorrisi.
In macchina con lei si trova: La Boscaiola (alias Ju- lì, Ju-qui, Julie). Ora, per quanto mi piaccia romanzare, Ju non ha -propriamente- il fisico di una boscaiola norvegese (e neanche i peli). Anzi, a dirla tutta, credo che sia caratterialmente affine ad Anna; se non fosse che essendo più grande, gli sbalzi d'umore cui è soggetta implicano danni maggiori per la popolazione. Anche lei possiede il dono delle lingue. Fisicamente è alticella, occhi azzurri, capelli castani lunghi dalle spalle fino a…a giù, diciamo. Fisico atletico ed r moscia da psicologa emancipata e mangia uomini. Nella vita suppongo che, come le sue compagne, voglia fare i miliardi, comprare il mondo e intrattenere una doppia vita sessuale con due portoricani di nome: Pedro e Miguel.
Nell’altra vettura, invece, c’eravamo: Lodo: un ragazzo con svariate origini. Nato in Italia, espatriato in Nicaragua. Passato per Gli stati Uniti. Capatina in Venezuela e Cuba. Un paio di figli in Svizzera (che è sempre da fighi) ed una laurea -solo da definire nei dettagli- in Bocconi in scienze applicate a guidare le audi automatiche che l’Anna a sorpresa espropria a Kit ed offre ai passanti.
Oltre a Lodo, la neo coppia di porno divi bulgari: Otty la Rose e Nicò con l’accento sulla o o o o. Otty è un’amica di lungo corso. Animatrice di feste aziendali nei ristoranti pakistani di Londra. Nicò invece è un ragazzo mezzo francese, mezzo romano. Un ex giocatore di tennis che bullizzava gli animali e aveva amici con problemi di epilessia che si schiantavano, da addormentati, coi motorini. Non si capisce come potessero essere una coppia bulgara ma tant’era. Ed io non avrei, fottutamente, chiesto oltre.

Nel frattempo, finalmente, la ciccius ci aveva dato i panini. Ingurgitati con sapienza e dopo esserci lavati le mani, raggiungemmo gli altri. Anna da brava Fido era rimasta fuori ad aspettarci (lanciandoci anatemi in gaelico neanche fosse Voldemort). Richiudemmo le portiere e ripartimmo. Niente ci avrebbe ostacolato.
Niente…a parte saltare l’uscita per Parma. Riprendemmo la strada giusta.
Niente ci avrebbe fermato. Niente a parte una coppia di spostati a bordo di un trabiccolo della seconda guerra che se la viaggiavano credendoci più di tutti. Sfortunatamente la velocità di crociera di 35 km/h ne faceva oggetto di reiterati insulti da parte dei più.
Questa volta davvero niente ci avrebbe fermato. Ed infatti fu così, che in solo 6 ore, giungemmo ad un paesino: rurale, bucolico. Capre e cinghiali cinguettavano al passaggio di uomini rudi e e temprati dall’olio di gomito (e anche dei capelli). Le donne avevano quel profumo di vita campagnola. Profumo…
Un Lodo provato dall’estenuante traversata si accostò sul ciglio della strada tentando di capire che cosa intendesse il navigatore con l’espressione:”Io vi ho portato fino qui adesso sbambatevi e pensateci da soli”. Fu allora che il terrore ci colse di sorpresa. Poveri sprovveduti che eravamo.
Non so come gli abitanti del paese lo chiamassero, conosco solo il rumore dell’olio che colava dai suoi capelli. Un energumeno, in tutto e per tutto, più simile ad un troll con la clava che ad un essere umano si fece incontro alla nostra macchina. Ciondolando, verso il finestrino di Lodo, iniziò ad agitare la mano in quello che dalle sue parti doveva essere un saluto, mentre, una smorfia di pura follia assassina (che sarebbe dovuta essere un sorriso) gli si dipingeva in sul volto.
Nicò, dopo aver emesso un urlo virile, iniziò a strillare (seguito a ruota da Lodo): “Metti in moto, per Dio, parti !!!”. Fu allora che con il rinomato charme che l’aveva resa famosa nei paesi francafoni, Otty la Rose intervenne:”Ragazzi, è solo Roby, il custode di casa dell’Anna”.
Così, riluttanti, tirammo giù il finestrino in attesa delle parole del custode:”++++&&&%%%&$£”!”£””$”.
“Come scusi ? -Chiese Lodo-.
“££$%%%£”&&££%%$”
“Ma certo, ma certo. La ringrazio. Ci vediamo dopo a casa. Arrivederci”.
“3£$%$£%”
"Nessuno sa cosa abbia detto, veramente, Roby".

Diverse ore dopo, confusi.
Avevamo girato, con sapienza, tutta la campagna limitrofa al paesino. Ovviamente, della casa di Anna, non c’era traccia. Eravamo passati di fianco ad una cascina dove i proprietari (i personaggi di “The Millionaire” con trent’anni di più) avevano portato tutto il mobilio fuori dall’abitazione e si accingevano a spazzare l’erba. Non facemmo domande e proseguimmo. Girammo svariate proprietà e campi. Giungemmo, infine, ad una casa protetta -alla vista del mondo esterno- da una corona di altissimi alberi. Con voce sapiente e anche un po’ stizzita Otty ci disse che quello non era il posto. Lei c’era già stata. Lei la sapeva lunga.
Innumerevoli, altre, diverse…ore dopo, sempre più confusi, giungemmo a casa dell’Anna. Ovviamente era risultata essere quella che Otty ci aveva spergiurato non fosse.
Come misi piede a terra iniziai a sentirmi come Spugna quando gridava:”Terra in vista, capitano”. Feci un giro su me stesso cercando di capire dove mi trovassi. La fitta vegetazione (alta in maniera molesta) mi faceva sovvenire due riflessioni: 1) eravamo completamente isolati dal mondo. 2) Avevano annaffiato le piante con un concentrato di steroidi ed anfetamine.
Il dolce cinguettare della proprietaria contro Lodo per via del suo modo sportivo di interpretare il tracciato sterrato mi fece riavere e così presi le valige ed aiutai a scaricare.

Ce l’avevamo fatta. Finalmente eravamo a FonteBianca.

Il tempo trascorreva placido. Ciò che mi era subito piaciuto di quel posto era il suo potere di trasportarti fuori dal tempo. Poteva essere qualsiasi ora ma nessuno poteva dirti con certezza quale ora fosse. Infondeva calma.
A onor del vero, non sono stato del tutto onesto. La compagnia non era composta solamente da noi (e dalla presenza molesta di Roby). Mancavano all’appello altre tre persone.
Ema “Emanuale d’amore” Piani. Il mio, forse, più caro amico. Un ex cammelliere della Mongolia che si era trasferito in Italia per ragioni di vanvera e dopo essersi innamorato di una ragazza Moldava aveva messo radici nel nostro paese. Sbancava il lunario come massimo esperto mondiale di: Dragonball e telefilm omosessuali. Caratteristica che lo rendeva ulteriormente speciale era quella di disorientare l’interlocutore usando la lettera H in maniera del tutto insensata.
Insieme a lui la fidata: Lavinia “Balda” Baldocchi. Bocconiana, super studiosa, assolutamente inattendibile in materia di orari ed impegni. Lavinia dava la propria disponibilità, se poi ti aspettavi che si presentasse in un posto all'ora prefissata, bhè facevi meglio a fotterti, lei non è una di quei tipi.
A chiudere il trio di bambini speciali: Fabio “ti caccio a prescindere” Sifola. Nessuno sa se sia effettivamente napoletano o toscana, voci di corridoio lo vorrebbero romano ma Ema sospettava avesse dei parenti tirolesi. Un uomo di classe, con l’unico vizio di sparare a tutto ciò che avesse il vizio di muoversi.
Questo trio, di eminenti ed esimie teste, sarebbe giunto in loco con una giornata di ritardo a causa di impegni inderogabili di Lavinia che: sa il cazzo cosa…bla bla bla…l’abate…università…camicia di mio padre…belìn. Insomma: cose poco interessanti.

Sarebbe del tutto impossibile, per me, ricordare e riportare con rigoroso ordine cronologico tutte le tappe del soggiorno. Per cui illuminerò questa narrazione con tanti piccoli flash back di attimi di ordinaria follia.

    1) Il giorno che arrivarono anche le “tre teste” fummo invitati a pranzo dall’Anna.
Dopo aver  parcheggiato, ci avviamo per raggiungere il ristorante. Compiendo una serie di sicure falcate, il mio piede scivolò in un buco nero STRACOLMO di merda. Oltre ad aver rischiato la paralisi, ci misi circa 12 ore a ripulire la mia scarpa da quella che doveva essere la sicura scena di un crimine. Mi ricordo anche che mentre mangiavamo, la testa di un cinghiale ed il cadavere di un ermellino impagliato mi fissarono nella loro serenità *__*. Il tutto mentre Ema si rigirava una patata in bocca urlacchiando di come fosse eccessivamente calda. Impareggiabili le facce delle signore in risposta.

2)Altra scena impagabile fu quella che vide Ema drogarci per tutto il soggiorno. Non pensate male, quando parlo di droga intendo che un sapiente Ema si rasò tutti i peli pubici rollandoli per i cinque giorni successivi. Stranamente l’effetto fu, più o meno lo stesso. Questi occhi videro: gente che, di prima mattina, invece di prepararsi la colazione, girava confusa in salotto facendo il segno di rollare un’altra sigaretta di droga.
Gente che guardava lo strapiombo del terrazzo sorridendo e dicendo con voce tremula ed occhio spiritato:”Ma non è tanto altro (6 fottuti metri), è tutto buio mi piace.
Gente che, accortasi della presenza dell’x box, smise di avere relazioni interpersonali.
Gente che si alzava nel corso della notte in preda a momenti di sonnambulismo e compiva agguati agli altri ospiti della casa.
Gente che alle 6 del mattino prendeva il cellulare, fissandolo, per poi svegliare i compagni di stanza dicendo (con la stessa faccia di Frodo quando è posseduto dall’anello) “Ah ma è carico…bene, bene.”
Ci furono cene dove la chimica la fece da padrona: persone che ridevano senza senso, bullandosela e crollando (ormai privi di sensi) con il capo dentro al piatto.
Ma soprattutto ci furono racconti, fottuti racconti senza senso, nei quali si riusciva solo ad ascoltare l’incipit perché poi il tutto finiva in caciara ed in grosse, grasse, risate.
Non dimenticherò mai la faccia delle tre grazie: Ju, Anna ed Otty quando, strafatte, si appollaiarono sul divano fissando un Ema più fatto di loro che giocava alla dama cinese con una posa che neanche Elton Jhon.

3) Roby intervenne svariate volte durante il nostro soggiorno. La migliore e quella che desidero ricordare fu quando un tubo fece crack e la cucina decise di allagarsi. Roby arrivò e dopo qualche secondo sentenziò che:”£$%&%££” e poi disse:”Uhm..sta merda, cazzo d’immigrati marocchini”. Il discorso può essere, più o meno condivisibile, il punto è che Roby stava prendendo a male parole il cassonetto dell’immondizia.

    4) Un ricordo di cuore va, sicuramente, al tacchino mannaro ed al gabbiano.
Il gabbiano fu una perla di Ema che sotto l’effetto dei suoi stessi peli si dimenticò di avere l’uso delle braccia e quindi per tirarsi su dal divano nel quale era affondato, usò la testa. Dopo di che, non sazio, mi fissò ed iniziò a sgranocchiare un cracker come un roditore per poi urlare, senza alcun preavviso, mentre io e Nicò parlavamo di Manhunter (film su hannibal): “Gaaaabbbbbiiiiaaaannnnooo”.
Il tacchino mannaro, invece, era un’altra bestiola impagliata e serena.  L’animaletto mi provocò un mezzo ictus, quando mi colse di sorpresa, una sera che l’Anna mi mandò, nel buio più completo a prendere i cuscini del divano esterno. Capirete…pensavo di beccare dei cuscini e mi ritrovai dinnanzi ad una bestia di infiniti kg che mi fissava con intenti rissosi.

5) Come dimenticare poi le docce che passavano dai 187 gradi celsius ai meno 254.
       In pratica passavi da polaretto a granita nel tempo di una strofinata agli zebedei.

6) Indimenticabile fu anche l’escursione in spiaggia, durante la quale, una sapiente Lavi disse:”Sereni, sono abituata a fare il bagno in questo periodo”. Il giorno dopo si esprimeva in aramaico antico e la morte era una prossima compagna.

7) Come dimenticare quando: Nicò, Ema ed io venimmo incaricati di fare la spesa. Dopo 20 min eravamo: molli, sulle gambe e sicuri che non saremmo mai più tornati a casa. Oltretutto mentre io e Nicò tentavamo di acquistare delle cose utili, Ema infarciva i carrelli di mollette e caramelle gommose.

8) Un capitolo a parte lo meritano senza dubbio le serate passate a giocare a: “I Villici”. Tra: Lupi, sapienti, villici, saggi e la Otty che ben presto si ruppe i coglioni prendendo le distanze da questo passatempo. Devo riconoscere una certa maestria nel gioco a Lodo.
     Ema, pessimo, tentava ogni volta di attirare le mire dei più su di lui facendosi passare per il lupo. Siccome ovviamente nessun lupo si sponsorizzerebbe, veniva scartato a prescindere. Nicò pagava il fatto di aver insegnato il gioco e quindi veniva eliminato a prescindere, destino che spesso condivideva insieme a Fabio.

10)  Un capitolo a parte lo merita Il trio: Otty, Nicò ed Ema quando una sera venne loro affidato il compito di lavare e pulire le stoviglie. A parte la gioia e la celerità che neanche in un campo di concentramento, ma soprattutto, la sapienza con cui riuscirono a sgamarsela lasciando ad Anna e a me, il giorno dopo, il lieto compito.

11) Ultimo ma non ultimo: la visita della mamma di Anna che voleva presentarci il suo maiale domestico. Ovviamente lo stronzo (un incrocio tra un maiale, un porcello indiano setoloso e dei cromosomi di Roby) non si fece vedere, continuando a girovagare liberamente per la proprietà con la stessa sapienza di Mufasa ne “Il Re Leone”.

12) Menzione d’onore alle notti calienti di Lodo e Ju nelle quali, tra pianti e sonnambulismi, l’amore venne bandito a prescindere. Del resto quando il racconto è:”Ju piangeva, poi si è alzata ma io stavo zitto perché pensavo che nel letto ci fosse anche Anna”.

13) Oscar alla carriera a mastro Sifola per aver ripetutamente tentato di evitare le pulizia di casa confondendosi col mobilio e travestendosi da poltrona (riuscendo, oltretutto, nell’impresa). Gli occhi di Fabio durante quella vacanza, quegl’occhi…mamma mia…sto ancora male.

14) Il ricordo più dolce: la totale assenza di responsabilità. Il procrastinare, a prescindere, qualsiasi barlume di serietà o di occupazione seria. La voglia di non fare un cazzo e l’esaltazione per esserci, ripetutamente, riusciti. Insomma, più che in Toscana eravamo degli obesi all’ingrasso nella stanza dello spirito e del fottuto tempo.

So in the end, ricapitolando: stiamo parlando di una vacanza durante la quale la gente si lavava con la birra. Sudava vino e si drogava coi peli pubici di un ex cammelliere ? Sì esattamente; aggiungeteci più Roby. Molto di più.

Quello che succede a Fontebianca resta a Fontebianca o forse al ristorante belga tra cioccolato e patatine. Potete cercarlo sul fondo di una bottiglia o nella zona pelvica di Ema.
Noi dobbiamo andare. Chissà che questa volta il maggiolone sappia dove condurci…


Fine
JL

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