Discorsi bla blableschi





E sento qualcosa
che oso ma non so
che provo ma non ho
che odo ma non sto.

Confini concentrici
sempre più dentro
così più chiaro
e nell’apice
a chilometri di distanza
dall’origine
del dubbio indagatore.

E sento qualcosa
che gracchia plastica
e brucia carta
di bugie
infighettate.

Il verde piange
fumo nero
sollevato da un cuore
putrescente
che sguazza
in una pozza
opaca di sangue d’unicorno.

Diavolo multiforme
imperi
su lande desolate
su ani indifesi
su spiritelli dispettosi
spersi a girovagare
tra alberi salmastri
di cui abbiamo dimenticato il nome.

Giuriamo
e spergiuriamo
appoggiamo mani
e teste
e cazzi
su testi sacri
trascendendo la nostra
affidabile onesta onestà.

Come il maiale
non buttateci via in nessuna parte 
possiamo esservi ancora utili
la tavolozza utopica di valori
buoni come favole
per l’insuccesso.

Discorsi a ritmo bla blablesco
che la gente
dai colletti ad ali
di gabbiano in decollo
non coglie più.

Linguaggi randagi
esiliati
nei ghetti dei cuori
di pochi

Il buon gusto muore
in speranze e condizionali
una tazza di caffè
un abbraccio
a quella dama d’oro
in cima a guglie rocciose
che armano l’inadeguatezza
delle nostre copie di noi.

Fabbriche sputano
necessità presenti
incubi futuri
recriminazioni passate.
bisogni e desideri e necessità.

Una gita fuori porta
che non ci concederemo
mai
il figlio che piange
un padre morto
in una guerra senza fucili
pensieri parole
opere e omissioni
le nostri missioni
di forma
che non forma
ma è solo forma.

Apparire.
come preservativi ciancicati
del vecchio turista sessuale
già venuto sulla guancia candida
dell’innominata
vita
e natura
e madre.


Fine
JL



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