Nel mentre c'è l'istante



Erano cinque o sei mesi fa. Conosco una ragazza. Conosco...incontro. Incontro...mi incontra lei.
Un vecchio furgone di gioie liberali sullo sfondo. Un paio di calici bianchi fermi e parole in libertà, non alla casaccia ma associate così, per idee, oltre tutto ciò che possa esserci o anche non esserci. Mi piace, cioè, le piaccio. Mi sceglie, mi bacia. Forse mi ama. Un po'...chissà poi perchè.
Mi piace, la frequento. Condizionali e “si vedrà” che ballano in serie.
Passano i giorni, le settimane. I mesi.
Mi piace, la scelgo anch’io.
I baci divengono scioglievoli capolavori di una pittura senza tempo. Il sesso diviene amore liquido che leviga e sana le vene e il cuore e l'anima.
Con lei litigo. Mi odia. La odio. Nessuna via di mezzo. L'amore dei santi carnali e l'odio alle volte leale, alle volte scorretto, degli acerrimi nemici.
Lei, una gitana rincarnata con un viso rubato a quell'antica Dea di Venere. Io, ubriacone spiantato con una penna segnata quasi quanto le rughe del tempo che incidono il mio volto. Il fegato. O quel resto di poltiglia d'anima e carne sanguinante sul bancone.
L'amore tra due così tende a durare per sempre non durando mai troppo a lungo. Insieme per la vita ma a distanza di quel centimetro che fa tutta la differenza. Eh lo so, non pensiate che non sappia. Ubriacone, mica scemo. Ubriacone, mica perbenista. Ubriacone, mica credulone. Insomma, ci siam capiti, ubriacone mica uomo. O essere umano.
E quindi senza epilogo si diceva. Però nel mentre c'è l'istante. Ora.
Un'arena antica che sussurra nel vento di antiche gesta sospinte nel limbo che è quaggiù dalla sinfonia classica dell'oggi, dell'io. E tu, che mi chiudi gli occhi ghirigorando fantasie celesti sul mio volto irrequieto, bipolare, perso in pensieri vicini solo a quelli del marinaio disperso e ormai prossimo ad un’anonima fine. Tu che salvi la mia anima con la semplicità delle piccole cose, donando nuova dimensione al sentimento dell'amore. Tu grande, piccola, donna. Tu che mi hai scelto. Che mi guardi. Anche quando i miei occhi sono chiusi o spersi.
A te, che non sai, ancora appoggiata alla mia schiena come sei. Io dono quel poco di sangue che mi resta nelle vene. Gli spiccioli di un'anima rotta e alle volte umiliata e ciò che rimane delle mie fattezze di uomo adorante.

Fine
JL

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