Considerazioni su "La felicità, versi e pensieri" di Hermann Hesse



"Che il bello e l'incantevole siano solo un soffio e un brivido, che il magnifico entusiasmante amabile non duri: nubi, fiore, bolla di sapone, fuoco d'artificio e riso di bambino, sguardo di donna nel vetro di uno specchio, e tante altre fantastiche cose, che esse appena scoperte svaniscano, solo il tempo di un momento solo un aroma, un respiro di vento, ahimè lo sappiamo con tristezza. E ciò che dura resta fisso non ci è così intensamente caro: pietra preziosa con gelido fuoco, barra d'oro di pesante splendore, le stesse stelle, innumerabili, se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi -effimeri-, non raggiungono il fondo dell'anima.
No, il bello più profondo e degno dell'amore pare incline a corrompersi, è sempre vicino a morire, e la cosa più bella, le note musicali, che nel nascere già fuggono e trascorrono, che sono solo soffi, correnti, fughe circondante d'aliti sommessi di tristezza perché nemmeno quanto dura un battito del cuore si lasciano costringere, tenere; nota dopo nota, appena battuta già svanisce e se ne va.
Così il nostro cuore è consacrato con fraterna fedeltà a tutto ciò che fugge e scorre, alla vita, non a ciò che è saldo e capace di durare.
Presto ci stanca ciò che permane, rocce di un mondo di stelle e gioielli, noi anime-bolle-di-vento-e-sapone sospinte in eterno mutare.
Spose di un tempo, senza durata, per cui la rugiada su un petalo di rosa, per cui un battito d'uccello il morire di un gioco di nuvole scintillio di neve, arcobaleno, farfalla, già volati via, per cui lo squillare di una risata, che nel passare ci sfiora appena, può voler dire festa o portare dolore.
Amiamo ciò che ci somiglia, e comprendiamo ciò che il vento ha scritto sulla sabbia."


Hermann Hesse - "La felicità, versi e pensieri"


Considerazioni:

Non avevo mai letto, prima di ieri sera, queste righe di Hermann Hesse che mi hanno lasciato in dote alcune considerevoli riflessioni da fare:


Amiamo ciò che ci somiglia”: non amiamo solo ciò che ci somiglia ma anzi molto di più tendiamo a ciò che è lontano da noi. Il gusto dell’occulto, del proibito, dello straniero. Dello sconosciuto. Ego e voglia di abbattere i propri limiti.
C’è comunque una distinzione da fare tra: passione, innamoramento ed amore. Tuttavia credo che Hesse in questa frase possa aspirare, al massimo, all’identificazione dell’amore come di un rapporto duraturo nel quale passione, innamoramento o amore non siano componenti indispensabili, come invece la vicinanza di idee, di sensibilità e di gusti, presupposti indispensabili per la duratura e pacifica convivenza. Ahimè, credo in onestà, che l’amore sia tutto il contrario di questo.


a)      Le parole che ho letto in queste righe non mi risultano nuove, anzi, io stesso avevo teorizzato questo concetto senza aver mai letto, ribadisco, Hermann Hesse prima d’ora. Il che significa che alcune verità o concetti sono nel limbo della natura degli uomini e attendono semplicemente di essere captate, intese. Questo quindi ridimensiona Hermann Hesse, da un certo punto di vista. Dove sta il suo merito nell’aver teorizzato un concetto del genere se poi chi è venuto dopo di lui è riuscito ad arrivare alle stesse conclusioni senza leggerlo ?


b)      Da un altro punto di vista, tuttavia, se Hermann Hesse, viene ridimensionato nel suo ruolo di autore e filosofo cosa si può dire di me o di ogni essere umano passato, presente e futuro. Le nostre teorizzazioni sono nulle, non è che una mera fila dove chi arriva prima meglio alloggia e assurge alla ribalta delle cronache senza tuttavia nessun merito nè specifico, nè di altro tipo. E quindi, qual è la mia utilità ? E la nostra ?

Quindi prendendo spunto da queste parole di Hermann Hesse l’unica teorizzazione possibile è
quella della spersonalizzazione e dell’inutilità storica e su larga scala sia dell’artista che del fruitore l’idea vaga nel limbo dell’uomo in attesa che uno o l’altro, la prenda. E questo è quanto.



Fine
JL

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