Il corvo che lasciò la G per ultima



Mi si avvicinava. Di nuovo.
La bottiglia di whisky in mano.
‘Alla fine hai capito vecchio mio.’ – Mi disse Miles appoggiandomi una mano sulla spalla destra mentre mi usava come ‘appoggio’ per sedersi.
‘Miles che ci fai qua ?’- Gli chiesi sorpreso ma contento nel vederlo.
‘Alla fine hai..’- Continuò lui.
‘Bhé sì. Suppongo di sì.’
‘Per fortuna nella vita non si suppone di aver capito, si capisce e basta oppure no, intendiamoci.’
‘Bel problema.’ – Gli dissi annuendo mentre mi chiedevo come quel vecchietto abbrustolito riuscisse sempre a trovarmi nei miei momenti più bui.
‘Già, ci siamo capiti.’ – Mi disse destandomi dal mio riflettere.
‘Bhè allora hai capito ?’ – Mi incalzò continuando.
‘Ho capito tante cose ma non sono sicuro di quale vuoi che ti parli.’
‘Di quanto sia difficile tenersele strette queste..’
‘Bottiglie ?’
‘Anche, anche. Corretto. No, in questo caso parlavo di donne.’
‘Già..’
‘E guarda caso sia le donne che le bottiglie portano nomi da sirena e girano il collo ma mai verso l’orizzonte.’
‘E questo cosa diavolo vorrebbe dire ?’ – Gli chiesi.
‘Lo capirai. Lo capirai.’ – Mi rassicurò con la calma di chi la sapeva lunga.
‘Bhè che ti devo dire, io credevo, pensavo. Bhè, cioè, insomma..’
‘Bhè. Cioè. Insomma. Sì credo di aver capito il tuo problema’ – Mi squadrò Miles.
‘Sono confuso.’ – Gli confidai.
‘Già e poco lucido direi.’- Aggiunse lui.
‘Ho bevuto non poco ma il giusto.’ – Tentai di difendermi io.
‘Perché nessuno dice mai che ha bevuto non poco ma di gusto. Tutti sempre a badare al giusto.’
‘Condizionamenti suppongo.’ – Provai a chiarire.
‘Ecco bravo allora vedi di bere responsabilmente.’
‘Cioè ?’ – Lo interrogai.
‘Di gusto, che tutti quelli che l’hanno fatto se ne sono andati presto ma lucidi.’
‘Miles che ti devo dire..?’
‘Devi ? Niente. C’è qualcosa che desideri dirmi piuttosto ?’ – Mi spiazzò lui.
‘Eh appunto. Un amore grande che aspirava a essere unico e invece..’
‘Ne dicono di stronzate eh ?’
‘Chi ?’
‘Loro.’
‘Loro chi ?’
‘Tutti quanti.’
‘Tutti chi ?’
‘Quelli che parlano. Quelli che danno per scontato e così facendo finiscono per uccidere quelli come te e come me, anche. Gli uomini, o almeno la maggior parte di loro, hanno imparato l’unità di misura degli anni luce e tutto ciò che è più piccolo non conta, non importa, non più. Semplicemente passa sotto. Tanto è buio e non si vede.’
‘Già. Non sanno la fatica dei mesi. Del tu. Delle preghiere a lenzuola dannatamente increspate e delle bestemmie per un santissimo amplesso imprevisto.’
‘Quanti mesi ?’- Mi chiese.
‘Conta ?’
‘No, non sul serio ma..’ – Incalzò Miles.
‘..Ma se mi andasse di far due ciarle..’ – Conclusi la frase, giusto per dimostrargli che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda.
‘Più o meno.’ – Constatò Miles.
‘Più o meno ?’
‘Dai piantala. Quanti mesi ?’
‘Sette ieri’
‘E poi ?’
‘E poi il tocco della mano s’è freddato. I nomi hanno iniziato a divenir stranieri. Le orecchie a riempirsi dei canti di esotiche primavere. Sono sorte dogane per un bacio, figurati per un tocco d’intimità. Le labbra si bagnavano di lacrime e queste, ahimè, provenivano dai nostri occhi rigati.
E alla fine la lontananza, il non riconoscersi..E’ andata, finita. Punto. Basta.’
‘E..’ – Tentò di inserirsi Miles.
‘E ti ritrovi voltato di spalle mentre il Titanic sta salpando. Ne sei pienamente consapevole ma non riesci a voltarti e al contempo non puoi smettere di pensare che vorresti essere sopra quella cazzo di bagnarola. Sopra, con Lei.’
‘Bhè ma così ti eviti l’iceberg.’ – Tentò di cambiare discorso Miles.
‘Cazzate. Ne sei conscio, lo sai bene. Lo sai di quello stramaledettissimo iceberg. Però sai anche che una morte con Lei varrebbe più di tutte quelle che dovessero porre fine a infiniti destini diversi.’
‘Te l’hanno mai detto ?’
‘Cosa ?’
‘Che hai rotto i coglioni. Ragazzina che si atteggia da checca.’
‘Miles che cazzo dici ?’
‘La verità.’
‘Di cosa parli ?’
‘Al pubblico le colpe del pubblico. Alle femmine le colpe delle femmine. E a te le tue fottute colpe. E fidati non le contiamo tutte oggi e per certo non si declinano al singolare.’
‘E a Cesare ?’ – Provai a depistarlo.
‘Che si fotta Cesare.’ – Tirò dritto come un panzer.
‘No, a Cesare quel che è di Cesare.’ - Continuai io.
‘Cesare se l’è prese da solo le cose che poi hai preteso.’
‘Miles cazzo.’
‘Cazzo tu.’
‘Cazzo tutti.’
‘Esatto cazzo. Parte sempre tutto da sto cazzo di cazzo.’ – Gli urlai esasperato.
‘E che cazzo.’ – Mi urlò.
‘Smettila cazzo.’
‘Ve bene cazzo.’
‘Facciamo ordine, cazzone.’ – Lo interruppi e ottenuta la sua attenzione continuai: ‘Tu la vedi.’
‘Chi ?’ –Mi chiese
‘Lei. Una donna.’
‘Ok’
‘Quindi, dicevamo..la vedi. Brivido allo scroto. Il brivido sale su e percuote il cazzo fino a far risuonare la cappella come il fottuto pendolo di una campana e per stavolta a San Pietro gli concediamo una giornata di pausa che la blasfemia non è cosa né buona nè giusta.’
‘Ok, quindi come procediamo ?’ – Mi dava corda Miles.
Così ripresi: ‘Al che, solito iter: respiro appesantito di un quarto. Vista affinata e voglia di un whisky.’
‘Un attimo. Un attimo. Un attimo. Io voglio un whisky anche se non vedo una bella figa.’ – M’interruppe Miles.
‘Ma quando ti portano il whisky la cappella ti canta n’è vero ?’
‘Già.’- Concordò Miles.
‘Ok’ – Continuai io:’Abbiamo lasciato il nostro cazzo a contorcersi in preda a una rapsodia che porta il nome di una vulva serrata tra due cosce che si muovono in direzione opposta alla nostra. Giusto ?’
‘Corretto.’ – Confermò il vecchio.
‘Come cazzo parli ?’
‘E tu ? Che parli di cazzo ?’
‘Vabbè, lasciamo stare.’
‘Vabbè ma quindi il punto ?’ – Mi incalzò un sempre più agitato (ed eccitato) Miles.
‘Il punto è che poi l’abbordi. Ci parli. Te la fotti. Poi lei ti fotte, di brutto, di più.’
‘E quindi ?’ – Disse Miles ormai esasperato.
Gli diedi ciò che voleva: ‘E quindi giù l’inganno. Noi ci scopiamo le donne ma cazzo come ci fottono loro. Non ce n’è.’
‘Tutto qui. E’ questo il punto ?’ – Disse un insoddisfatto Miles.
‘Il punto segue la g e lo abbiamo già calcato più volte.’ – Tentai di alleggerire.
‘Smettila coglione.’- Mi richiamò all’ordine Miles.
‘Ascoltami negro ubriacone.’
‘Non darmi dell’ubriacone.’
‘Piantala, ascolta piuttosto. Adesso lei è seduta sul bidet a rinfrescarsi. Tu sei appena venuto in maniera gargantuesca ma non appena la vedi nuda, in quella posizione, con quei sensi così pieni che pendono sul suo addome ancora ansimante, mentre si getta acqua viva su quella patatina un po’ bollente e un po’ arrossata, senti il tuo uccello ringhiare nuovamente.
Come cazzo è possibile ti domandi. Ha spinto come il pistone di una fuoriserie fino a un minuto prima.’
‘Eppure..’ – Dice Miles
‘Bravo, eppure. Allora quel pensiero inizia a farsi strada nei meandri della tua testa di cazzo.’
‘No aspetta. Nella testa o nel cazzo.’ – Mi chiese un frastornato Miles.
‘Nella testa di cazzo. E’ una fusione di entrambe le parti.’
‘Ah ok.’
Ripresi a spiegargli: ‘Sei lì, spompato come un ciclista dopo una salita in montagna come puoi avere ancora seme per un altro frappé ?’
‘Eh..come ?’ - Chiese Miles incuriosito.
‘Eh sì bravo. E’ qui che la risposta ti fotte e la donna ti svela il trucco del prestigio.’
‘Ovvero ?’
‘Ti ha fatto un bel buco nel cuore. Chi di buco ferisce di buco perisce. Improvvisamente l’è spuntato un bel cazzo e ti ha imboccato. Lei vince mentre tu resti con quell’espressione di candito stupore tipica delle bambole gonfiabili.’ – Conclusi il mio monologo. Doloranti applausi scrosciavano nel mio immaginario.
‘Ma che cazzo..non capisco..’ – Disse Miles contrariato.
‘Questo è il punto. Distinzione di natura. Chi va per buchi e chi per cuori. Le picche variano al variare del vento.’ –Tentai di spiegargli.
‘Cosa cazzo centra questo con l’ultima Lei che hai perso, buttato, sa il cazzo cosa…’
‘Non ti permetto..Solo lei era Lei. E comunque, centra sempre.’
‘Centra cosa ?’
‘Tu mi dici che sono una checca lamentosa. Io ti rispondo che possiedo un cuore e un cazzo e più di altri ho problemi a ritmare il contemporaneo respiro dei due.’
‘Quindi l’hai tradita ?’
‘Ma va. E’ successo perché le cose succedono. Non per caso ma non vuol dire che tu ne sappia, per forza il motivo. I continenti si separano e avvicinano. Diciamo che io e Lei abbiamo finito per fare come l’Africa e la Sicilia. Terroni entrambi ma due lingue diverse e la voglia di non darsi più del tu.’
‘E finisce così ?’
‘No.’
‘Ah ecco vedi..’
‘E’ già finita.’
‘Come fai a dirlo ?’
‘Non lo dico.’
.Ma allora..’ – Mi guardò perplesso Miles.
‘Lo sento. Ti allontani. Le cose sbiadiscono. L’abitudine. L’orecchio non ascolta più le invocazioni e le richieste. O le promesse e i giuramenti.’
‘Si sbiadisce ?’ – Azzardò Miles.
‘Già vecchio mio. Vecchio negro mio. Quante ne hai viste tu..’
‘Vedo tutt’ora un amico che continua a darmi del negro.’
‘Ma io ti chiamo negro perché sei negro e sei mio fratello. Tu chiamami ‘figlio di puttana’ o ‘viso pallido’. E’ la stessa cosa e rimango tuo fratello.’
‘Come sei tenera..’ – Ironizzò Miles
‘Piantala negro.’
‘Negro è dispregiativo.’
‘Chi è tenero adesso ? La verità è che ci sono delle cose che la parola ‘nero’ non rende, così come ci sono delle cose che solo ‘figlio di puttana’ rende.’
‘Così come..’ – Tentò di apportare il proprio contributo.
‘Così come il tuo uccellone nero farà sempre più paura della mia bianca colomba.’ – Gli dissi io che poi continuai: ‘Tu sei negro e io uno stronzo. Potremmo chiamarci ‘extra-comunitario’ e ‘persona dal carattere forte’ ma sono uno scrittore e la mia gioiosa condanna è quella di usare tutti i verbi del vocabolario.’
‘Insegui un mondo che non esiste più.’ – Sentenziò Miles.
‘Sbagli. Inseguo un mondo che non c’è mai stato.’
‘Una volta un ragazzo ha scritto: ‘Devi avere almeno un  motivo per fuggire questa realtà e immaginarne una tua. Ci sono due cubetti di ghiaccio e affogano in un mare a metà tra  l’ispirazione e la disperazione. Il trucco sta nel bere nel mezzo.’ – Mi disse Miles.
‘E che fine ha fatto questo filosofo della bottiglia ?’ –Gli chiesi scettico.
‘La fine di tutti gli altri.’
‘Ovvero ?’
‘E’ morto di fame.’
‘Ah bene.’ – Constatai ironicamente.
‘Però questo non toglie la bontà del discorso.’
‘Già..’
‘E ora che succede ?’
‘L’ultima Sua ombra attende impaziente che la releghi all’immortalità d’una pagina immacolata e poi stuprata dall’inchiostro del nero oblio.’
‘Corri a scrivere ?’ – Mi chiese Miles.
‘Schizzare.’ – Fu la mia secca risposta.
‘Eh ?’
‘Uno schizzo. Eiaculerò uno schizzo..d’autore, s’intende.’
‘Sai..all’inizio pensavo avessi qualcosa da dire. In un paio di circostanze sono anche andato vicino al credere che potessi essere un genio. Poi..’
‘Poi. Ma. Però. Sono tre amici per la pelle.’ – Lo interruppi.
‘Già.’
‘Già’
‘Bhè comunque alla fine credo che, quali che fossero le tue intenzioni, tu ti sia palesemente perso. Hai mortificato anche quest’ultima creatura, illudendola con discorsi d’amore senza fine. L’età inizia a non sorriderti più e la sfiga inizia a prendere le distanze dalla tua carcassa.’
‘Quindi ?’
‘Che ti resta ?’ – Mi chiese secco.
‘E hai bisogno di tutto questo discorsone per chiedermelo ? Potevi chiedermelo a sei anni e avresti risparmiato fegato e tempo.’
‘Rispondimi ora, allora.’ – Mi sfidò.
‘Non resta niente. Non doveva rimanere niente. Non è mai stato il progetto. Il mondo gira, uno si serve e poi diventa a sua volta piatto di portata.’
‘Tu diresti questo a tuo figlio ?’
‘Dovessi scegliere delle parole da lasciare a mio figlio, queste sarebbero: ‘Siamo tutti importanti ma nessuno è indispensabile.’ Certo..questo non significa che tu non possa provarci.’
‘E il tuo dolore ? La tua umanità ? I sentimenti ?’
‘La verità è mia. Non eri tu che mi davi della checca isterica ?’
‘No, non isterica.’
‘Bhé, vecchio mio, credo che il concetto resti.’
‘Non hai risposto. ‘
‘Tutt’altro. Ti ho già risposto. La verità è mia. Io scrivo ma non mi sono mai impegnato a scrivere la mia verità. Ciao Miles. Stammi bene e grazie per..’ – Sollevai ciò che rimaneva della bottiglia.
‘No, aspetta ho ancora delle domande.’
‘Falle a chi può darti risposte di cui puoi fartene qualcosa.’
‘No, voglio parlare con te.’
‘Prego, allora.’
‘Perché prima hai parlato di uccelli ?’
‘Mi sembrava un esempio calzante.’
‘Ti piacciono gli uccelli ?’
‘Mi piace il mio.’
‘Solo quello ?’
‘Tendenzialmente sì.’
‘Nessun altro pennuto ?’
‘Oltre al mio ?’
‘Già.’
‘Uhm…Il corvo. Ciao Miles è proprio tempo di andare. E’ sempre tempo di andare, venendo poco alla volta.’
‘Aspetta non mi hai detto il tuo nome.’
‘E’ la seconda domanda ?’
‘Sì.’
‘L’ultima ?’
‘Sì.’
‘Draven. Eric Draven.’


‘E lei. Lei come si chiamava ? Lo so tanto. Ahahahahahahahah. Lo so che aveva la maiuscola Lei.’ – Tentò di provocarmi.
Non risposi. Continuai ad allontanarmi.
‘Dimmelo. Come si chiamava ?’
La G l’ho lasciata per ultima.’ – Sussurrai.
‘Non ho sentito. Cazzo devi dirmelo. Dimmi come si chiamava.’
Non aveva sentito. E...
….

Non c’era più tempo...
Mi voltai, Miles non c’era più eppure le urla non accennavano a placarsi.
Le domande continuavano a cercare una risposta che poteva benissimo non esserci.

Fine
JL

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