"L'attacco del Loris Gracile"



Riaprì gli occhi. Albuquerque era lontana.
Lontana e non salutava.
Per un attimo mi immedesimai nei panni degli antichi eroi. Loro che abbandonando la patria e la famiglia, sospiravano tra le lacrime: ”E partendo L’Inghilterra mi salutava. E salpando l’Italia piangeva lacrime d’amore”.
Ecco.
Io mi trovavo su di un vascello chiamato: “Pezz’i’cazz”.
Avevo i postumi di una sbornia ed Albuquerque al massimo mi faceva il gesto dell’ombrello.
Come diavolo si fa a nascere ad Albuquerque ? Pronunciato sembra: “Abu cerchi ?”.
Bah maledetta cittadina colerosa. Talmente irreale da non avermi regalato il Natale. Al massimo il week end.
Tiriamo avanti.
Un problema alla volta. 
Chi diavolo sono ?
Ok ok.
Un problema alla volta.
Che diavolo ci faccio su un vascello?
Ma soprattutto perché c’è questa tanfa di merda ?
Diavolo di un magrebino. Mille domande e neanche uno straccio di risposta.
Non mi rimaneva che partire dai dati certi.
Sono al buio….su di un vascello che imbarca acqua. L’unico contatto col mondo è un buco tra le assi di legno. E quasi sicuramente sopra di me dev’esserci la sala remi. Anche perché ogni 30 secondi vengo annaffiato da peti mostruosi e bisogni corporali di ogni sorta.
Splash !!!
Ecco per l’appunto.
Se il buon giorno si vede dal mattino, questa sarà una giornata di…
Splash !!!!


Ehi ma tu chi sei ?
Chi sei tu ?
No. L’ho chiesto prima io?
Cazzo mene. O mi dici chi sei o passi lunghi e pedalare giovane.

Finalmente una torcia illumina il suo viso.
Era una femmina, acerba ma gnocca, di razza Ratanga.
I Ratanga sono un popolo di cacciatori e mingitori. Venerano i bue muschiati ed i porcelli setolosi di Brindisi.
Era bella. Carnagione abbronzata. Viso sottile e delicato. Lineamenti decisi.
Due menne….cioè uhm uhm…volevo dire…un seno di tutto rispetto.
Un bel culetto a mandolino da cui partivano due belle gambe affusolate che correvano giù sino ai piedi. Ma quelli mi fanno schifo e non ne parlo.
I piedi sono come le scope. Le scope si travestono da cavalli. I cavalli sono delle brutte persone. Le persone hanno i piedi. Ok, conclusioni: 1) i sillogismi non servono a  un cazzo 2) i piedi fanno schifo e puzzano.
Lei mi fissò, nuovamente, e disse: “Per la tanga di Cissè  -dev’essere un loro spirito, un santo…qualcosa ‘nsomma- chi diavolo sei straniero ?”
Avrei voluto risponderle. Ma tra la sbornia. L’amnesia. La stipsi. La colica. La scomodità di quella situazione. Il bisogno di una doccia. Il bisogno di un moment.
Insomma, per una serie di ragioni tra le quali non posso non menzionare una bella e sonora grattata ai coglioni: scrollai le spalle e le risposi il più educatamente possibile che non me lo ricordavo.
Le chiesi inoltre per quale fottutissimo motivo dovessi starmene impigliato a testa in giù e farmi cacare in testa…
Mi fissò delusa. Era una delusione che conoscevo. L’avevo provata quella volta che su faccia libro mi fu impedito per tutto il resto della mia deprecabile vita di cambiare il mio vero nome con altri fittizi.
Una delusione pari a quella di quando ti vuoi scopare una tipa in tutti i modi. Lei vuole scoparti in tutti i modi. Alla fine però, dopo 3 posizioni ti guarda stremata e supplica pietà....rifiutandosi di continuare oltre.
No. Non era solo delusione.
Per qualche motivo s’era invaghita di me. Un babeo puzzolente e mezzo marcio che si decomponeva nella stiva di un vascello irreale senza sapere tra l’altro come vi ci fosse finito.
Mi accarezzò. Il viso le si aprì in un radioso sorriso. Se solo non avesse avuto un cruciverba al posto dei denti.
Fissai da un’altra parte e la lasciai continuare ad accarezzarmi.
Svelta mi slegò dalle corde. Io caddi come un fagiano impallinato.
Che sbornia.
Ero libero. Per terra ma libero. Tuttavia, la sbornia era ancora così presente in me, che non riuscivo a girarmi. La femmina di Ratanga mi fissava mentre girato blateravo ed imprecavo. Sembravo una cazzo di tartaruga acquatica-marina rovesciata.
Fan culo !!!
Dopo circa un quarto d’ora: tra sforzi, gas immani e non senza l’aiuto della pechinese riuscì a girarmi.
Mi rimisi in piedi e la fissai.
“Bhè allora….dimmi…tu…tu…cioè…cosa mi rappresenti ?”  -Usavo il linguaggio di un trogolo da centro sociale-
Lei mi guardò tra l’atterrito e il divertito.
Ripresi fiato. Riproposi il concetto: “Come ti chiami ?”
“Tucidide Infiocinata dell’Alborna. Sono la Princessa dei Ratanga.”
“Scusa scusa scusa vaccaccia. Che diavolo è una Princessa ?”
“Una princessa è la terza carica più importante all’interno della nostra tribù. Solo le donne super ciccia mega figatissime possono essere nominate tali. Una Princessa equivale alla Principessa di voi borsellini pallidi. Solo che da noi si scrive: ”Prin<3Cess(star+love)/A” con la stellina ed il cuore sulla I.”
Ma che diavolo di popolo (pensai)….
Basta cazzate.
Facciamo una cosa…Hai un cazzo di nome impronunciabile ?
No…
Immaginavo…Ti soprannominerò Tuc. O Ratanga. No meglio Tuc, con Ratanga mi verrebbero brutte rime…
Ascolta Tuc….due domande: “Che ci fai su questo vascello e cosa ci faccio io?”

Ps: la cosa geniale di questo colloquio è che, a seconda di chi parlasse, l’interlocutore prima di rispondere rimaneva con la faccia basita. Entrambi sorpresi dall’idiozia dell’altro. Del nostro puzzo. E dalla totale mancanza di senso del nostro essere.

Aniway…


“No Grande Corno. Non so perché tu sia qui, su questo vascello.
Posso dirti come sei finito qua sotto però” -e mi fissò con aria basita, quasi stesse aspettando un invito-.
“Dimmi, te ne prego ?” (Dimmi ? Te ne prego ? Oddio…stavo tornando sobrio….wtf)
“Dai muoviti minchiona…escimi la verità.”
“Stavi parlando con qualcuno. Non ricordo se uomo o donna. Era nascosto da una pila di casse. Ma da quando avete finito di parlare ti sei avventato sulla cassa di rhum.
Dopo 5 min gridavi: ”Hoy yò Hoy yò…..eheheh schizziamoci su. E la cassa del morto e il pirata drogato, io ballo io bevo e ti metto a p greco. Yò ò yò ò Ingoiamoci giù”.
Dopo di che, non contento, hai inseguito Pallino la nostra mascotte. Pallino è un: Loris Gracile.
Il Loris gracile è un animale di una tenerezza ed una stupidità infinite. Questo strepitoso peto della natura non  è altro che un minuscolo primate notturno senza coda. Alto appena 2,5 cm. Vive in Sri Lanka dove è creduto un porta sfortuna ed è utilizzato come bambola vudù.
Cioè…Tu pensa che culo !!! Già è alto come un cazzetto moscio, in più se lo impagliano per i riti vudù.
Vabbè insomma, il nostro Pallino è particolarmente sfortunato. Ha avuto un incidente con una femmina di Mantide atea del cazzo. Ed ora gira con 4 protesi di legno.
E tu, non contento, l’hai inseguito sul ponte gridando:”Debby voglio liberarti”. Volevi sfilettarlo…
Per non parlare di quando hai proposto di giocare a faccia di pietra. Era mia madre -la Regy/star+love-down- ,quella donna. Le hai infilato un dito nel culo. Ti è andata bene che il nostro, sia un popolo informale. Al primo incontro con una donna, ma soprattutto con una regina, si offre il mignolo e si lascia che sia lei a….
Il dito nel…solo al secondo o al terzo incontro ufficiale. Ti è andata bene.
Comunque per concludere. Dato il tuo non saperti regolare, mio padre ti ha fatto rinchiudere, confidando che avresti tratto giovamento da una sana ventata di umiltà ed educazione.”
Splash !!!
Per l’appunto…”Ma possono smetterla di cagarmi in testa ?”
“No...non lo so…no è problema mio.”
Vabbè vabbè.
“Ma che diavolo ci faccio qua sopra ?”
“Non lo so ti ho appena detto…”
“Lo so che non lo sai….stavo riflettendo tra me e me, con te di fianco a me…
Diavolo di un quaqquernack proprio non ricordo. Senti, e tu con chi sei qui ? Perché sei qui sopra ? Cosa ci facevi ad Albuquerque ?”
“Ogni cosa a tempo debito. Seguimi, ora è tempo che ti lavi di dosso tutta quest’umiltà ed educazione.”
“Sì ecco, basta cagate volanti.”
Splash !!!
Per l’appunto.
“Seguimi.”


Due ore di scrostamenti. Saponi dalle Indie, dalle Americhe, fin’anche dalle cucine della Clerici. Taglia e cuci con le unghie e la finissima peluria. Scrupolose perquisizioni di pulizia negli orifizi tutti. Feci fuori più prodotti di bellezza che Signorini e Malgioglio nella casa delle bambole.
Finalmente sembravo un uomo. Un Mod da magnum, sarebbe meglio dire. Ero bello in modo talmente assurdo che sarebbe assurdamente assurdo azzardare una descrizione che sicuramente risulterebbe…assurda ?!? *___*
Certo, avevo sempre la testa di un marsupiale al posto del piede sinistro.
Il mio cuore era tenuto insieme da delle valvole ottenute da locuste della Louisiana.
Il mio fegato aveva assunto la forma del Texas.
I miei occhi funzionavano come quelli dell’amico di Lady Oscar. Andrè mi pare si chiamasse. Un Aborigeno della regione Belzebù
E infine il tatuaggio “Golden boy” dominava il mio magnifico e sodo culetto nobilmente bianco.
Dio Mio…
…Anche conciato così facevo tendenza...Proprio brutto esserlo più di tutti.
Splash !!!
Ma allora….chi cazzo è ?
Silenzio completo. Nessuno alla vista….Dev’esserci qualche lancia merda che, nascosto, si diverte a testare nuove forme di “Stincky Gonzalez”. Urlai al vento che non ero Gianni Morandi.
Così, come deterrente.
Mi richiusi in bagno per riscrostarmi e ripulirmi. Insaponai: dalla testa al borsellino, ai piedi, alla schiena…alla gola di Cariddi. Dando una duplice risciacquata ai gingilli dello Sgracchiu.

Ero pulito.
Tuc mi aveva imprestato alcuni abiti del padre. Agghindato secondo la cultura popolare dei Ratanga, uscì dal camerino.
Tuc mi infilò un dito nel culo. Non che non apprezzassi gli attestati di stima…ma due saracche le arrivarono lo stesso. Lei, placida, si giustificò dicendo che era il loro modo di complimentarsi per l’abbigliamento.
La guardai inebetito…
M’invitò a seguirla. Eravamo attesi nel salone per cenare con tutta la ciurma.
Mamma e papà ovvero: T-Rex e Regy compresi.
Il salone si aprì dinnanzi a noi. Guano caucasico ricopriva gran parte del mobilia e formava il restante.
Un puzzo mai visto mi provocò simultaneamente 5 ictus. Fortunatamente l’ennesimo dito nel culo da parte di Tuc mi aiutò a riprendermi.
Però…cazzus….
”Scusa Tuc cara…”
“Dimmi”
“Topazia, scusami, ma com’è che per qualsiasi cosa, voi infilate un dito nel culo ?”
“Usanza, credo, religione…Come tu dici ?”
“Come io dico ? Io dico che la vostra religione mi appassiona parecchio”
“Sì, bhè, come tu crede. Ora seguire me da Mammete e Pappete”
“Certo mia cara. Però, perdonami, per quale diavolo di motivo ti esprimi con  la verve ed il lessico di un pannello di compensato”.
Non ci fu mai risposta. Me ne feci una ragione…
Mi furono presentati Mammete e Pappete. Ovviamente furono altre due dita nel culo. Altre due e con movimento carpiato roteante multiplo a mancina. Insomma….solo quelle dita mi avevano fatto venire dell’emorroidi pari alle radici che bucano l’asfalto.
La regina mi guardava vogliosa. Tuc pure. Il padre anche.
Capì subito che quella sera ci sarebbe stato uno stronzo di mezzo. Stavo correndo più veloce degl’altri per esserlo io.
Le due donne non erano neanche malaccio. Un colpetto “one touch and go” sarebbe potuto essere anche plausibile. Era la puzza di merda, quella maledetta tanfa, che rendeva impossibile a me e all’orientale di portarle su pianeta piacere. Discorso diverso per il re che alle mie spalle, scettro in mano, mi corteggiava. Gli ruttai in faccia così forte -e così spaventato- che quando richiusi la mascella, davanti a me avevo Mufasa.
A parte l’inizio traumatico, la cena proseguì serena ed allegra -e piena dell’immancabile tanfa-.
Cibi lanciati a destra e manca. Brocche rotte con gente che beveva vino e vetro come i messicani e come Ema. Mule montate da polli. Polle montate da colibrì. Colibrì mangiati da draghi di komodo che nel frattempo lo ficcavano ad un my little pony che ad ogni spinta perdeva sempre più la sua genuinità. Quello che a me sembrò un anno si rivelò essere semplicemente un pasto eccessivamente lungo. Dopo 8 stronzissime ore seduti al tavolo ci alzammo.
Alzammo….rotolavamo sospinti dall’energia eolica prodotta dai nostri rutti carichi di morte e gelsomino normanno.
A una certa, però,…con tutto il bene…io non ero mica sul vascello a riempire i Ringo con lo sperma. Presi da parte i ciurri, genitori di Tuc, e chiesi loro se avessero qualche informazione riguardo alla mia storia.
I due si fecero seri. Lacrime copiose rigarono i loro occhi. Si strinsero in un abbraccio e dopo un fulgido bacio mi dissero: “Ti chiami  Gian Guido Bono Maspero. Hai perso la tua famiglia. Hai perso la tua donna…
L’interruppi subito: “Ma come una donna ? Una sola ?”
Non fecero caso al mio vociare e proseguirono:”Hai perso gli amici. Hai perso l’università. Hai perso l’Inter che a sua volta ha perso. In sostanza hai perso tutto”
“Ma , ma come ?” Domandai incredulo.
Mi risposero che due giorni prima, la mia famiglia ebbe un incidente dinnanzi al televisore. Stavano guardando un film quando l’apparecchio s’inceppò su Annozero e loro per la disperazione si buttarono giù dal balcone. La mia ragazza ora era la ragazza di un’altra ragazza. I miei amici erano stati sequestrati in Croazia e adesso tante loro piccole parti vivevano in tanti altri piccoli essere umani in giro per tanti piccoli paesi del mondo. L’università più che persa mia era stata rubata. All’esame di penale tirai effettivamente fuori il mio attrezzo alla domanda:”Cosa conosce del diritto penale?” –vi giuro…quella mula aveva ammiccato dicendo penale…lo giuro-. Fatto sta che alla commissione il gesto non piacque neanche un pochetto.
Comunque, l’Inter era stata comprata da Malgioglio….ecco cioè..quando il tuo presidente si diverte a prenderlo nel culo…come può andare a finire una partita…
Insomma avevo perso tutto.
Ero incredulo. Addolorato. Non riuscivo a piangere ma era come se…
Alla fine, distrutto, alzai lo sguardo e chiesi ai due: “Ma com’è potuto succedere tutto così veloce ? ….Ma veramente è accaduto tutto questo ?
I due si scambiarono una fugace occhiata dopo di che scoppiarono in una fragorosa e prolungata risata: “No, noi stare prendere pel culo te”.
Li presi a calci, entrambi, per un quarto d’ora. Riuscivo a dire solo:”Ma siete stronzi ?!?!”.
Con tutti un po’ più calmi, li guardai negl’occhi e dissi loro:”Allora sapete cosa mi è successo ? sapete chi era quell’uomo ? Insomma sapete qualcosa o no ?”
All’improvviso un faro nella notte. Come un autogrill nella nebbia della spiaggia di Forte dei Marmi. Come un equino in biblioteca ed una donna che fa sport in palestra. In sostanza:  l’imponderabile.
I due facoceri zibibbi a pelo corto si trasformarono. Divennero due spazzole per lisciare i capelli. Poi divennero due antifurti satellitari. Poi divennero due starnuti di Panda. Poi divennero due tritoni marini sedicenti cavallucci. Fino ad assumere la forma di scimmio de La Mancha. Ovviamente tra tutte le trasformazioni c’erano anche quelle di: scopa, cavallo, professore con giacca da centro sociale, David Bowie e Jacky Boy.
Finito di fare i loro giochi da troll con le voglie, mi si pararono dinnanzi. Avevano un’aura magnetica. Occhi dai quali non potevo scappare. Credo che mi stessero ipnotizzando. Mi sentivo come in un quadro di Andy Warhol. Colori anni 60 e girasoli nei quali nuotavo nudo, ma stavo bene,…non strusciavo il bigolo...nessuna preoccupazione...nuotavo nei girasoli baciato dal sole cantando Heroes e ballando di Memories lontane.
I due, dinnanzi a me, cominciarono a sproloquiarmi frasi senza senso:”Ragazzo casa e chiesa….è il percorso che ti frega.”
Continuavano: “Così come un passionale amante amoreggiante amoreggi dell’amorevole amore.”
Non riuscivo a rispondere, non capivo e loro continuavano:” Ti sono puffato una puffetta che Ti spuffettava il puffolo. Il tuo puffone sull'attenti mentre lei lo spuffava. 9 delle tue dita facevano cantare la sua puffina ma un bricconcello si insinuò nel suo puf. Tutto condito da quel retrogusto di Martini bianco che ti puffava in bocca, mentre accendevi una Marlboro. Sensazione puffissima. Momento puffosissimo. Sei proprio un puffo. Hai voglia di un cono al gusto di puffo ?”
Ad un certo momento un fulmine flashò il mio cervello bevuto.
Riaprì gli occhi.
Ero tornato nella mia amata bettola: La tana del Panda. Non mi ero mai mosso, solo troppo assenzio di Vibo ValenCia…
Nessun viaggio psichedelico. Nessun Ratanga o puffo ninfomane. Niente
Il solito Oreste che mi serviva il Gurzo drink. Il mio drink, composta da: ali di fata, ramoscelli d’ulivo, intestino tenue di Prodi e succo di vulva alata a pelo fino della CZJ.
Nel frattempo, mentre Oreste (er cameriere celeste) si dilettava nella preparazione del mio bibbitone greco, me ne restavo seduto su Russel, il mio tavolino preferito. Vecchia canaglia, compagno di mille storie.
Quindi ricapitolando stavo per bere.
Ero seduto al mio tavolo e fumavo dell’ottima erba piperita.
Una mula, Pinky Pie mi pare si chiamasse, mi succhiava la carota in attesa di essere inondata del mio Ace.

A fine serata...

Salutati Russel ed Oreste mi trascinai a fatica -molta moltissima molterrima fatica- fuori dalla bettola. La cavalla ancora attaccata alle mie fajitas mentre giocava a fare l’inzuppa bustina di the.
La guardai, facendole inequivocabilmente capire che s’era fatta nà certa. Senza bisogno che parlassi la quadrupede mi diede un morso al biscottone -ormai senza più neanche una goccia di crema al latte- e sparì nella notte.
Un dolore fottutamente fottuto mi pervase. Cazzo che male. Lorena Bobbit 2 à vendetta, mortacci sua e di chi un ce la manda…
Stavo per svenire. Sarei certamente svenuto. Un canguro che passava lì per caso me lo confermò: “Stai per svenire”.
Feci in tempo a prendere il mio membro in mano per un’ultima volta.
Vaccaccia lurida.
Non era un morso, avevo un cazzo di post-it appuntato con uno spillo sulla capocchia della mia nerchia rosa rosissima.
Benedetto Giove che ti saetti l’ano, non potevi dirmelo a voce. La rabbia mi aveva concesso qualche altro secondo. Strappai spillo e post-it e lessi:”Ci siamo incontrati per davvero. Ci siamo vissuti per davvero. Stranamente la nostra connessione spirito-mentale si è inspiegabilmente interrotta….torna con noi compi il tuo viaggio…-quello che tu chiami il tuo canto di natale-, compilo e con Tuc diventa il nuovo Ratanga regnante.”
Nel tempo d’un Vaffanculo appallottolai il post-it e lo buttai.
Urlando chiamai Oreste ed ordinai un altro drink. Constatate le mie condizioni non si rifiutò, anzi, col sorriso ritirò su la serranda.
Che mi mandino pure altre spie, ci ricavo sempre un mega chinotto. I viaggi ed i canti li lascio ai colti, agli educati. Io resto qui a fare il pirata di bettole, a farmi fare chinotti dietro alle linee nemiche.
E quando parlate di me Chiamatemi Capitano.

Ps: Ma poi chi cazzo era quello sul vascello che mi parlava

Fine
Capitan J ”B” L



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