Stairway to Hellaven
Le rock star non dovrebbero invecchiare,
neanche De Andrè.
Le stelle cadenti non dovrebbero invecchiare,
neanche le unghie a carta velina dei bambini.
Gli attori in bianco e nero non dovrebbero invecchiare,
neanche i baffi di Dalì.
I poeti possono invecchiare,
sono come il vino, il cigolio è sesso spinto sussurrato.
La voce invecchia salendo al cielo da un’antica cassa che ne
ha viste tante,
vibrando nell’anima del cosmo a raccontare gesta
incredibili.
Il sesso non dovrebbe invecchiare,
come la passione e un briciolo di amore romantico.
Le belle donne non dovrebbero invecchiare mai, lì a indicare
la strada per gli angeli.
Buon gusto, delicatezza e due note di piano mangiate da una
notte morsicata.
Le albe non dovrebbero morire, ma dovendo, essere pugnalati
da un sole sanguinante è il meglio possibile. Andarsene lasciando due lacrime
di rugiada la perfezione celata del mondo.
La musica, le penne, la parola, le mani. Un fuoco che
strepita. Nessuna di queste cose dovrebbe invecchiare, come i treni per
l’Indiana.
Le bottiglie di whiskey, le ubriacature moleste e le bettole
in legno con le termiti, primi clienti, non dovrebbero invecchiare.
Nastri gialli e piedi piatti perplessi, crimini, domande e
sacchi neri sul piano cartesiano del cazzo che si fotte.
L’essere umano
dovrebbe invecchiare, il suo corpo no, ognuno merita una seconda occasione.
Nessuno dovrebbe invecchiare e al contempo dovrebbero farlo
tutti. Nessuno dovrebbe rimanere troppo a lungo, il palco non ha padroni, ma in
questo ci riescono in pochi.
L’umanità, le chitarre e l’odio non moriranno mai. Una di
queste tre muore e risorge nell’altra, la terza racconta lo scorrere nel
mentre.
Fine
JL
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