Quella bottiglia verdognola
Quella bottiglia verdognola che, svuotata dell'oro, riflette
i colori della luce.
Le onde di particelle che filtrano un’anima bucherellata.
Quel sottile fraseggio di mani, tango sinuoso di anime
divenute indispensabili.
Abitudini che scandiscono il tempo d'una giornata,
sincronizzandolo con i respiri e i battiti dei cuori
E picche e quadri e fiori. Scale affrontate insieme.
Lacrime copiose che svicolano il dolore, appianando la
strada ai sorrisi del mondo.
Un abbraccio con le spalle rivolte al cielo.
L’irresponsabile, magica, strafottenza del momento in
essere.
Quell'istante di assoluta perfezione che non tornerà.
Il suo nome, il profumo del suo respiro. Il suo seno e il
suo avvitarsi.
I piatti le urla e la rabbia. Le coperte sanciscono paci e
riappacificazioni.
Una miriade di comportamenti, parole, sfumature.
Mentre una preghiera sale su dal camino d'un canto di
Natale.
Ricordare che sia come sia una questione può essere
affrontata in più modi.
La croce non è la fine. La fine non è la fine.
Niente è per sempre, neanche la morte.
Neanche il tornare a essere stranieri.
Fine
JL
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