Non chiedo mica una chiave di Sol
Come fai a mettere un uomo in gabbia ? Dipingi le sbarre coi
colori del mondo.
Come derubi un uomo ? Gli lasci credere che possa avere
tutto.
Come crei uno schiavo ? Lo schiavo nasce tale, tu digli che
comanda e sgobberà col sorriso.
Togli tutto a un uomo e gli avrai tolto, per primo, un
motivo per ricattarlo.
I nemici più sanguinari portano la maschera dell’amicizia,
del bene, dell’affetto.
Che affilato coltello arrugginito sono le incomprensioni.
Che cancrena i legami che superano i dieci minuti.
Che disgrazia aprirsi e confidarsi. Dare del tu a terze
persone.
Chi l’ha detto che il male di questi giorni è l’eiaculazione
precoce.
Vedo insulsi treppiedi posare corone su teste di disonorevoli
scrofe…
Il verbo è un voltagabbana senza onore. Le promesse sono
state svuotate come le tette avvizzite di una madre finita.
Trivellatemi il petto e cavatemi quelle ultime gocce di pece
incandescente che chiamate petrolio.
Posso accettare tutto ma non una finzione senza onore, stile
o pentagramma.
Non pretendo una chiave di Sol ma che almeno dopo i due punti ci sia un’ultima parola che giaccia in
un punto senza virgole.
Sapessi la rabbia che ho nel cuore. La disperazione che
permea il mio spirito e le lacrime che piscio da ogni fottuto buco che attraversa
il mio corpo. Mi giudicheresti sempre così severamente ma mi lasceresti cinque
dollari per un whisky di terza scelta.
Basta una volta, una sola, tutte le volte. Fottuto
irrimediabilmente.
I morsi della fame, dei soldi e dell’avere tutto.
Non desidero ma neanche mi metto in coda per finire come
Gesù.
Non aspetto altro che i dolori della carne facciano il paio
con quelli dell’anima, così da portare un po’ di maledetto, fottuto,
equilibrio. Ordine.
Non ho più soldi per capirmi, per l’amore o la vita. Entrambi
hanno il vizio di fare beneficenza a merda e aguzzini.
Chi sono io per giudicare ? Le bottiglie non giudicano, si
limitano a berti.
Poi passi quarantanni insieme e una palla da golf ti fotte
in un mese.
Ti aiuta piangere ? Ti aiuta piangere quello che bevi ?
Non c’è onore nel sacrificio, fidati, te lo dico io che ho
un secondo nome perché il primo te l’ho regalato.
Una volta mi hanno detto che amare vuol dire sparire,
lasciar andare. Non c’è lieto fine per noi figli di un’ingiustificata scopata
tra verità e dolore.
Ingiustificata e inevitabile.
Fine
JL
Commenti
Posta un commento