L’ora d’aria



Spinge, continuamente, in cerca di un’uscita.
Qualcosa la cui forma non è ancora definita.
La natura vaga e camaleontica del non aver ancora optato per la carne, il pesce o il resto
Solo, questa cosa c'è e spinge e non m'abbandona.
Tento di scriverne, di sedarla, di annegarla in un bicchiere notturno. Niente.
Cambio compagnia e scenari, musiche e paesaggi, colori e specchi.
Una lotta per uscire e al contempo stagnare. Affossarmi, tenendomi in vita.
Sgraffia libertà e disinfetta, col bruciore, questo macabro legame inscindibile.
Il connubio del contrappasso. Il contrasto spirituale di una lotta che chiamate Santa.
Dolce. Amaro. Un vento immobile. Il sorriso di una lacrima.
Quel qualcosa spinge per uscire. Per uccidermi.
Non ne colgo a pieno i dettagli. La sola presenza.
La penna non fa che tracciare confusi confini che si perdono, ricalcandosi, fra loro.
Resto qui col mio cappello, l'appellativo di uomo e la condanna alla sopravvivenza.
Una lotta che non comprendo del tutto e un po' mi divora e un po' m'uccide, rimettendomi al mondo. Di continuo.


Fine
JL

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