On the road



Promesse, credenze, detti popolari. Scommesse, interrogativi, orgogli e pregiudizi.
Non finirà così. Andrà bene, andrà male. Andrà, alla fine.
Quel sole californiano davanti agli occhi.
Le montagne d'un tempo alle spalle.
Ho conosciuto un avvocato cieco che perseguiva la legge.
Ho suonato la fisarmonica solcando il Mississippi.
Ho amato Mary Jane e insieme ci siamo concessi un ultimo ballo.
Ho pisciato sul mondo ma poi m ‘è toccato di finire a me dall’altra parte del tombino.
Ho ascoltato il ruggito d’una chitarra che m'ha grattato un po' d'anima.
Mi sono perso in una bottiglia, in una nuvola di fumo e in una macchia d’inchiostro.
E' stato molto peggio risvegliarsi stravaccato contro quell'angolo, giù in città.
Un terrificante sogno lucido. July e Sofia. Ma non riesco ad aprire gli occhi.
Una vita vissuta dal finestrino di un treno lanciato. Forsennato.
Solo istantanee, confini flebili, labili.
Scolorite diapositive di sbornie che scardinano il nastro del tempo, così, giusto per un sospiro.
Una figura in controluce. Un tramonto, un gabbiano. Uno scrittore e il suo bar.
Il fuoco liquido che ammorba le strade della città. Il cemento, la corruzione. Le mazzette di mano in mano.
L’eterno dubbio tra tentare, riuscire o capire come gira e farsi i cazzi propri.
Una faccia sola non paga, non più, non da queste parti.
Una donna piange confessando al proprio uomo di non avere tre anni per aspettarlo.
Una promessa vola via, spezzata, con quel poco che si amava di ‘sta vitaccia.
Si critica, ci si lamenta e si piange ma quando arriva la fine non resta che lasciare che le cose vadano così.
On the road, you know...
La nostra Mecca bacia un crocifisso e fa selezione all’ingresso. Ha le iniziali di diverse capitali e ospita i cittadini di un mondo che esiste solo per il week end.
Girando in torno si rischia di cadere, certo, si può anche morire. La condanna peggiore spetta a chi resta.
Questo Mary Jane lo sapeva.
On the road…you know.


Fine
JL


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