De familia



Certo che si può.
Per potere, si può.
Gridarlo.
Ti amo.
Vi amo.
Amiamoci.
Amavo il loro modo di guardarmi. Caleidoscopiche visioni di frammenti. Sfumature. Collage
Nutrito dell’amore ch'essi forgiavano.
S'è spaccato. Tutto.
Dispersi peregrini da una parte. Solitaria testa di cazzo, tra vizi e puttane e scelte del momento, dall’altra.
Una parte alle montagne .
Una è rimasta col Giglio della vista da casa.
Una coi ricordi d’infante.
Fuori è freddo.
Milioni di porte. Milioni ma non quella.
Piango lacrime. Una tintura di sangue intrugliato ad acqua. Dal buco in del petto ai bulbi, fino a giù.
Le sorelle. Ah, le mie.
Belle. Occhioni. Col grembo, dolce, in ragion del membro.
Una madre. La.
Le mattine ad andare a scuola.
Le sere a rimboccar le coperte.
Le domeniche a curar le febbri.
Ad imboccare. Lavare e sciacquare.
Perchè tutta quella fretta. Come è stato possibile essere così stolti. Accecati.
Un padre. Il.
Parlava d'un campione, lui.
Era l’uomo più forte del mondo.
Se n’è andato già da un po’. 
M’ha lasciato qui, tra crampi ed empietà. Qui, col ricordo d’un mito.
Tutti paghiamo il biglietto. Tutti godiamo dello spettacolo. Eppure non ne faccio parte.
E’ il giorno di Natale, credo. Uniti d’intenti e di cuore.
La fortuna d’esser stato costruito miscredente di speranza e dintorni vari.
La speranza alla mia porta: beve e fotte. Poi ne scrive e rincomincia da capo. Ex novo. Immemore
Preferisco piangerle tutte, le mie lacrime, e morire tutto, del mio dolore, che spararmi la morfina della speranza, su per il buco del culo.
Resto spaccato in buona parte o nella mia parte buona.
Porto ciò che posso a chi incontro. Rubo ciò che posso a chi sfoglio.
Talento, ormai sbiadito, per ben altro.
Eroe disperso. Cattivo di stanco corso.
Possibilità sciolte nel viscoso fumo di una sigarra.


Fine
JL

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