Giovenì

Posai il bicchiere di cristallo nel quale erano sapientemente mixati: wisky,vodka, ragnatele e scorregge di delfino con una spruzzatina di menta piperita.
Diavolo, penso, un uomo non è neanche libero di impazzire completamente un venerdì qualsiasi ? Sbirciai il calendario, cazzo ma oggi è giovedì. Tutti ce l’hanno con me.
Periodo brutto, questo, per me. Avevo appena perso il mio fungo parlante. Era un fungo svizzero di nome Beowulf. Il demente si era dato al cannibalismo. Logicamente si era pappato una funga velenosa di nome Epson-y che l’aveva avvelenato ed ucciso. Erano passate già un paio di settimane, ma io non riuscivo a farmene una ragione. Decisi allora che quel giovedì sarebbe continuato ad essere un fottutissimo venerdì. Avevo deciso, quel giorno sarei impazzito del tutto.
Sfogliai tutta la mia rubrica del telefono, o così almeno credevo. Un gatto parlante di nome Gipsy mi fece notare che era un rotolo di carta igienica usato, quello che stavo sfogliando. Non c’ero con la testa. Oh shit !!!
Avevo bisogno di certezze, accesi il computer ed andai su www.cavallepazzequirtano.com. Nei 5 min seguenti rilassai il mio salame di cioccolato, che alla fine sputò un’onda di seme che neanche il Poseidon. Nel frattempo, fuori dalla finestra era iniziato a piovere. Grossi fulmini rintuzzavano contro il muro del mio loculo, era una tempesta elettrica, era una tempesta perfetta. Era in sincro con il mio animo disperso e disperato. Ripulito il Pc dallo tsunami di seme, andai su Facebook. Scrissi ad un po’ di amici affinchè questi venissero a fare bordello con me. Usai le scuse più disparate: dissi che era il mio compleanno, che avevano aperto il negozio “che fica l’amaca”, che i Maya erano in anticipo e ci rimanevano solo poche ore. Sconfinai anche nella magia per convincerli, dicendo che era l’onomastico di San Buca o che se non fossero usciti mi sarei trasformato in un colibrì del Massachusetts. Nessuna risposta, neanche la super fandonia funzionò, neanche dire che il giorno dopo sarei dovuto partire per la Romania a caccia di draghi, funzionò. Anna mi rispose che aveva un invasione di Pinguini scambisti in camera e dato che uno le aveva già infilato il becco nel culo, al momento era occupata. Ottavia mi disse che doveva riportare a casa Felicità, sua sorella, brava ragazza, allegra e per l’appunto felice, ma volubile e pazza come una locusta. Luca Beretta mi disse che c’erano problemi in fabbrica. Ora la gente mangiava salami cagando proiettili e sparava grasso di maiale. Ema mi disse che aveva un leggero problema alle articolazioni: gli si erano staccate le gambe che in quel momento lo stavano prendendo a calci.
La Langè mi disse che il Magenta chiudeva per lutto e lei adorando quel posto, quel giorno sarebbe rimasta seduta completamente ferma a fissare le mucche della Milka e a versare lacrime.
Di Leo e i due Ferraro si erano iscritti ad un torneo di “butta dentro” e al momento, causa bocche piene, non potevano rispondere. Nel frattempo Francesca, la tipa di Luca, stava masturbando l’uncino di Mangiafuoco, un suo caro amico, mentre Pinocchio dietro di lei, si divertiva a mentire. La Vertu e la Brera si stavano toccando le tette mentre un serpente faceva il salto della morte tra le loro grotte.  Marzia era alla ricerca della lampada magica, ma in quel momento si era data al saffismo con Jasmine e Raja, la tigre. Sara era andata alla ricerca dei Cullen, ma si era fermata a Cesano Boscone alla festa del “tanga di carne”. Claudia, invece, stava ad Aosta ad educare il suo yeti in previsione del debutto di quest’ultimo nell’alta società.
Insomma ero da solo.
L’unico fottuto giorno della mia vita nel quale volevo essere un umano e circondarmi di esseri umani, ero solo.
Decisi di prendere carta e penna e di scrivere un’avventura nella quale sarebbero stati tutti con me. Dopo mi sarei bevuto un Jack e coca. Ed infine mi sarei tolto la vita mentre una pechinese mi leccava la palle e ingoiava i miei schizzi.
Stavo sudando, le idee erano disturbate in quella testa di cazzo, intasata, che mi ritrovavo. Decisi di iniziare a bere immediatamente. Presi il bicchiere più bello dalla console in cucina. Non era il più bello per qualche motivo particolare. Solamente era il più largo ed alto. Ci versai quattro quarti di Jack Daniels ed un quarto di coca ghiacciata.
Wow, nei seguenti 2 min mi bagnai ripetutamente le mutande, bullandomene.
Presi carta e penna, e concentrato tentai di scrivere qualcosa. Tentai di scrivere l’avventura più sensazionale che mente umana avesse mai congegnato. Tentai di scrivere di: sani valori, principi e lealtà. Avrei voluto parlare dell’amore. Ma per quanto io non sappia che cosa sono, di una cosa ero sicuro: ero io, e non sarei cambiato. Io potevo scrivere di oscenità e barbarie, di cazzate e luoghi irreali. Il bello di un mondo non mio, lo avrei lasciato agli esseri umani, più validi di me, per natura. Mi versai un altro bicchiere e un altro ancora. Chiamai una ragazza finlandese -Pegasas si chiamava- con denti bianchissimi e l’aiutai a rimbiancarli ulteriormente. Ad ognuno il suo.
Ero un coglione. Rispettavo il mio essere. Il pomeriggio passò veloce tra bevute e leccate, mentre fuori, una tempesta elettrica faceva da sfondo. Un buon modo per festeggiare Il Giovenì.

Fine

JL

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