Il curioso caso delle finte banconote parlanti
Come tutti i discorsi anche quello sulla compagnia ha i
propri presupposti. Fondamentalmente ha un solo presupposto: la falsità.
Diffidate da coloro i quali esprimono idee, regalano un
primo impatto di decisione e autorevolezza. Quelli che usano un bel tono di
voce e si dipingono come persone indipendenti e non curanti dell’opinione
altrui. Sono più falsi di una banconota da sei euro. Per stare in compagnia
devi mentire, a quasi tutti e su quasi tutto. Dovrai farti andare bene cose che
in realtà ti staranno sul cazzo e dovrai dimenticare torti o dolori che pensavi
di non poter superare. E viceversa.
Nessun onesto ha amici perché è un lusso che non ci si può
concedere. L’amicizia scaccia l’onestà in favore del mellifluo veleno della
compiacenza, della ragione a prescindere, del quieto vivere, del saper stare
con chiunque (perché chiunque è utile o prima o poi finirà per esserlo).
Nessuno è onesto, nessuno degli amici, degli amiconi e delle
amichette.
Potete fidarvi di me, oppure no.
Sono uno scrittore. Sono solo per natura.
Fine
JL
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