Sospiro urbano
Non credo di aver scritto neanche due righe, da sobrio. Non
aggiungo il mai a coronamento ma siamo lì, nei dintorni.
E comunque…oggi sì.
Questa non è una critica auto indulgente. Nessun annegamento
di sorta. Non è tempo di fuggevoli lacrime dal sapor di whisky.
Fa male oggi. Non come sempre.
Meno male. Più acuito.
Pensavo che sarei riuscito ad aggirare lo scoglio allargando
la bracciata.
Avrei bevuto, forse, più acqua ma alla fine avrei domato la
marea e ce l’avrei fatta.
Non stiamo parlando di grandi cambiamenti. Non stiamo
parlando di epici finali e/o scottanti rivelazioni irlandesi.
Ho iniziato a bere meno.
Ho smesso di fumare.
Ho mangiato dell’insalata.
Ho messo redini al cuore e…
…No, alla testa nessun filtro, filtrino...Non c’ho neanche
provato ? Non ricordo. Chi lo sa ? Io ma non voglio ricordarmelo.
Non ha funzionato.
Il fegato mi faceva male e i polmoni pompavano pulizia.
Le donne continuavano a darmi del tu mentre mi sputavano in
faccia il ribrezzo che avvertivano nei confronti della mia natura. Disadattata,
dicevano.
Ho provato a cercarmi un lavoro. I 10 minuti più ipocriti e,
inesorabilmente, lenti della mia vita.
Non so, ora, se e in quale fase della vita mi ritrovi.
Ma…
Probabilmente allargherò il giro, ancora. Ancora una volta.
Sto tornando, credo. Per restare, penso. Almeno il tempo
di…bhè, si capisce.
Il mio amico Sol amava le carte, un amore non ricambiato. Ha
perso la sua chiave che è divenuta mia.
Lo spartito, ora, si apre al ritmo di gambe, seni e schiene che
finiscono sempre in un lei che anima un racconto che brucia d’imperfetto (ma
godurioso ----> postilla dovuta, ego maschile) passato.
La musica che ascolto è il tintinnio dei cubetti di ghiaccio
del daniel
che apostrofa la s.
Una Marlboro nel taschino.
La penna scorre, sola. Le cose appaiono e io le butto giù.
Stile e analisi non hanno mai bussato alla mia porta, insieme
a tanti altri.
Mi arrogo il titolo di scrittore perché di qualcosa bisogna
pur essere chiamati.
Ho sfanculato le truffe per corrispondenza e tutti gli altri
non hanno cercato di pubblicarmi.
Un precursore o un posticcio incapace, arrogante. Sappiamo
entrambi la risposta.
Ho la dignità di non avere una coscienza ma sono una, ben pensante, testa di cazzo.
E…Sì, non è una critica auto indulgente. Non è esattamente una
critica, al massimo un ritratto ma Dio e il mio barista mi sono testimoni, non
so disegnare.
Sono il fallito che scrive. Per ora
Mi aspettano le polverose highways del deserto U.s.a. (e
getta) o un ponte pisciato da un cane randagio, anche lui.
Accetterò entrambe col medesimo sorriso di schifo malcelato.
Il disgusto che provo per me stesso è il motivo. Semplicemente: il motivo.
Traetene voi ulteriori conclusione se ritenete. Se la psicologia è una scienza.
Data di scadenza, volubilità. I soliti sinonimi di un
cazzone nato nel momento sbagliato.
Scarseggio l’inchiostro. La voglia a intermittenza. Il
talento sta ai fottuti posteri stabilirlo.
Dolori e gioie del nebbioso cemento.
Milano. Finisce in Ano. Il culo…Andremo a fare in culo,
tutti quanti, prima o poi.
Io…sono solo in vantaggio.
Fine
JL
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