Operazione: Cacatua Impero / Inferno


PREMESSA:
Questa storia narra vicende romanzate di fatti avvenuti realmente.
Giulla, Camiglia, Da-dadì-dadù-bla bla bla- , Carlottina e L’Aura esistono effettivamente.
Per la lettura del suddetto testo è consigliata l’assunzione di bicchieri 3 di whisky e coca.
Si ricorda che il testo è tradotto alla pagina 777 di media video.
Si ricorda che le immagini intime delle protagoniste sono scaricabili all’indirizzo internet: www.cugine-gine.zarreria/com.
Si ricorda che per mettersi in contatto con lo scrittore è necessario chiamare il numero: 166 e conta fino a sei.
Per contattare le ragazze, chiamare il numero: 1 2 3 che cazzo me ne frega a me.
Grazie per la cortese attenzione, per averci scelto e vi ricordiamo, infine, di non emettere rumori corporei comunemente chiamati: scoregge, durante la lettura del racconto.
Un bacino sado-maso, gayo e lesbo.

Scrittore e muse.


LA STORIA:  CAPELLI E SALSICCE / IL COMPLEUGGI

CAPELLI:
Quella sera.
Quella sera, di un sabato che fu. Ci guardavamo a vicenda. Lei imbarazzata, io divertito col mio bicchiere in mano.
Lei: Camiglia. Io: io.
Psicologa lei, barbone io.
Camiglia è una ragazza sul metro e settanta, castana con lunghi capelli ricci e boccolosi ed occhi vispi e attenti quanto timorosi. Fatto sta che questa creaturina del signore era nel mio salotto. Intendiamoci non volevo usare il mio pene per autografarla, ma parlare con lei e giocarci mi divertiva. Camiglia è una persona particolare. Una di quelle persone che dicono più cose quando arrossiscono piuttosto che quando parlano per mezz’ora. Traetene voi le conclusioni: o è analfabeta o è solo timida e quindi corruttibilmente divertente.
Dopo una ventina di minuti durante i quali parlammo, gli altri compari ci raggiunsero. Quella sera nel mio prestigioso salotto potevo annoverare: 1) uno spacciatore giamaicano: Emanuele Piani detto Kaled Rashid. 2) Una psicologa maggiorata: Francesca Vertucci in arte Lola Lolita. 3) Una strega wicca, milka o kinder bueno: Cristina Rapisarda in arte Sabrina vita da strega. La strega era accompagnata dal fidanzato, 4) il mio collega d’università Nicola Frattolillo detto Spillo. A completare il quadro di teste coronate, ultimo ma non ultimo: 5) Giovanni Ferraro detto Varenne.
Sarei disonesto se dicessi di ricordare il momento preciso nel quale la situazione precipitò. Non ricordo precisamente l’attimo, fu troppo veloce. Ricordo solamente che un secondo prima si parlava di vaccate ed un secondo dopo Camiglia sproloquiava con cadenza accademica dell’atroce fastidio causato dai capelli quando s’insinuano nell’orifizio posteriore comunemente chiamato: Buco del culo o smaragnao. 
Io la guardavo allibito. La cosa geniale fu che ero l’unico.
Non ci credevo.  Era una delle poche volte, in cui in una stanza, l’unico ad essere esterrefatto ero io.
In breve: Camiglia sosteneva che la doccia si dovrebbe dividere in due fasi:
1)      Doccia corpo
2)      Secondo momento nel quale ci si lava i capelli a pecoroni fuori dalla vasca.
In sostanza la povera babea si lavava tutto il corpo, dopo di che si asciugava. Una volta completato il tutto si inginocchiava contro il bordo della vasca e si lavava i capelli.
Provai a mantenere il controllo chiedendo a quel fiore del deserto il perché di quell’antica usanza Masai.
La paracappata mi rispose, paciosa: “ Così evito che i capelli mi entrino nel culo”.
 “Ma certo, Ma certo” pensai io….come avevo potuto non arrivarci. Cazzo di Sherlock che era quella donna. Tuttavia, tentati una replica chiedendole come fosse fisicamente possibile che un capello le finisse nel culo.
La risposta fu seccata e breve, prese un capello e disse: “ Ascolta, lo vedi ? …Ecco, questi sono 10 centimetri, con l’acqua ed il sapone mi scivola lungo la schiena e mi finisce proprio nel culo.”
Io ero sempre più allibito. Posso giurarvi che concluse con questa frase: “ Tu non sai che cosa trovo io là sotto dopo che faccio la doccia”.
Le sorrisi e non mi addentrai oltre, anche perché la sua ultima frase mi provocò un conato di vomito che mi portò a ricordare i sapori del pranzo della prima comunione.
Posso bene capire che la storia. scritta, non renda come averla vissuta.
Posso a parziale rimborso assicurarvi che la faccia di tale Camiglia mentre enunciava questi concetti, era impagabile. Aveva il viso sereno di chi sà di avere ragione e con amorevole noia illumina dei decerebrati. Sarà andata avanti un quarto d’ora tentando di portarci dalla sua. Credo che alla fine anche la Pantene le abbia proibito di comprare i suoi shampoo.

SALSICCE: Pensavo che il peggio fosse alle spalle. Non parlo di un peggio inerente ad azioni o comportamenti. Mi riferisco ad un peggio legato all’assoluta irrealtà di concetti inesistenti, tipo i capelli, per intenderci.
Pensavo….inutile dire che mi sbagliavo…povero inutile pezzo di cazzo che sono.
Inutile dire, che questa volta la colpa fu solo e soltanto mia.
Ebbi la stupidissima idea di dire ad Ema/Kaled: “ Uè giovane, mi mancano le sausice ( le salsicce svizzere), dì al tuo father/mother di portare giù qualche pezzettone”.
Le sausice erano delle salsicce, presumo io, geneticamente modificate. Erano abnormi, dure e turgide. Sì, proprio come un bel pene luccicoso. A me ne me ne fotteva niente…erano troppo buone. Buone come neanche il castoro di Rocco Siffredi immerso nella Nutella.
Ero un goloso, lo ero sempre stato, per le sausice ancora di più
Sì scateno l’africa…ma nera proprio.
Tutti iniziarono simultaneamente a parlare, ridendo come solo i pazzi, di salsicce. Neanche nelle peggiori bettole di Cesano Boscone sono mai volate delle battute di quel genere. Gente che narrava di avere dei salsicciari in famiglia. Gente che millantava di avere famiglie che producevano salsicce da sette generazioni. Ema che come al solito non capì niente e iniziò a ridere dicendo a ripetizione: “ pisello, pisello..sei gay ah ahaha agahaha”.
La Camiglia che faceva la sdegnosa ma aveva una faccia interessata. Gente che al solo nominare la parola salsiccia iniziò a pregare.
Io ero incredulo ma divertito.
Ricordo ancora quando partì la gara su quale fosse la salsiccia più prelibata. Si classificarono al primo posto naturalmente le sausice, al secondo Rocco Siffredi e al terzo le salsicce della carne di un cavallo puro sangue….Che golosone che avevo in salotto.
Le sausice, mamma che buone.
Mamma che gente alla buzzurra che mi accompagnava. Mamma come mi divertivano.
Niente è meglio delle persone. Nessuna persone è migliore di una donna. La donna impazzisce per le salsicce. Io amo le salsicce e le donne. Il cerchio si chiude.
La salsiccia s’ingoia.

IL COMPLEUGGI:
Trilla che ritrilla.
“ Ema, ho finito di vedere l’Inter. Mi lavo nel mio secchio di birra e arrivo. Indicativamente 5 min. Ciao biondo”

5 min dopo…in macchina.
“Ema, zio porco, sto cazzo di cambio si è rotto di nuovo”.
“Lo so, sta macchina è da buttare”.
“No babeo, è solo da far mettere a posto il cambio, far mettere a posto veramente !!! “.

Il tragitto passò veloce. Sarebbe stato più veloce, se il cambio oltre alla funzione di oggetto fallico avesse svolto anche quella per la quale era adibito. Non fu così, poco male.
Eravamo io, Ema/ Kaled e Berry/ Troia Gnam Gnam.
Eravamo attesi. Attesi per festeggiare il giorno nel quale la madre di Camiglia decise di spararla fuori dalla grotta per renderla parte integrante del mondo. Gli antichi lo chiamavano: Compleanno.
Riuscimmo ad arrivare nella zona malfamata dove il tutto si sarebbe svolto. Scappammo alla morsa del cane a tre teste. Non ci fermammo ad udire il canto delle mignotte e proseguimmo oltre il Mago O’Telma. Dopo aver parcheggiato come neanche Chuck Norris, giungemmo in questo bar. Un bar del quale, ancora e soprattutto oggi, non ricordo precisamente il nome. Poteva essere: Inferno o Impero, come già detto, non ricordo.
Entrati fummo accolti subito dalla Giulla. Quella sera ero particolarmente frizzantino e ne diedi subito prova. Salutai la bionda con un bacio per guancia mentre la mano accarezzava lesta la schiena fasciata da un reggiseno di ghisa. Un secondo dopo averla salutata la guardai dritta negli occhi e le chiesi convinto: “Bionda ma la Giulla dov’è?” Inutile che stia a riportare la risposta e inutile anche dire che la domanda era inerente all’ubicazione della festeggiata.
I compari salutavano la bionda…Io mi appropinquai verso il tavolo dove scorsi Camiglia e le sue amichette festose.
Salutai la Morettina festeggiata. In seguito, da uomo pigro quale sono, mi sedetti e da lì feci la conoscenza delle altre commensali. Dritta in front of me c’era Dalila Romaniello che non è un vino romagnolo ma una ragazza pungente e dal sarcasmo nero. Nonostante questo si fa toccare, placida, le tette da Ema, ormai considerato come un innocuo cacatua domestico.
Successivamente conobbi Carlotta soprannominata, da me: Carlottina…a’ fantasia.
Carlottina era una ragazza con capelli tra il biondo ed il castano chiaro lunghi come spaghetti che le incorniciavano il viso presieduto da due occhioni blu. Ancora sulle sue, aveva delle potenzialità, l’avremmo fatta sciogliere in seguito.
Dopo qualche minuto conobbi anche la: Migliore amica, sorella di vita, nonché concubina dei momenti saffo-teneri di Camiglia: L’Aura.  L’Aura lavorava nel bar. Ragazza abbastanza alta, di carnagione olivastra con capelli neri raccolti e due occhi color nocciola. Ricordo un sorriso che mostrava denti bianchissimi che neanche nelle pubblicità mentadent. Era spigliata e urlava una cifra, se non altro sorridendo…il più delle volte.
C’era del buon materiale per fare grosse e grasse risate.
All’inizio le cose procedettero serene e placide. Ragazze che scambiavano regali come fossero Re Magi e io che facevo amicizia col bancone ordinando il primo di una discreta serie di jack e coca.
Poi un po’ l’alcol che faceva effetto, un po’ il tirare fuori le vecchie storie di vita vissute per finta e l’atmosfera si surriscaldò. Ema iniziò il suo personalissimo gioco: slaccia il gancetto del reggiseno. Credo che sia ancora tentando di sganciare il primo. La cosa divertente fu che nel frattempo le altre, Berry compreso, facevano la giuria tecnica. “ Ema, no, dopo il primo gancetto mi sei calato..male male.” Berry che scuoteva la testa:” Io coi gancetti….proprio…brutto rapporto”.
La Giulla che iniziò senza motivo a parlare delle tette in generale per poi specificare sulle sue. La Dalila che intervenne col commento: “ Ma dalle, falle vedere….che ce le hai belle….se non lo fai oggi, sarà il rimpianto del domani:” Io mi permisi di dire solamente: “Ema se non riesci, falle fare un attimo altolà al sudore e sfilaglielo”. Venni immediatamente stoppato da L’Aura che con lo sguardo di Mara Maionchi disse: “ Ma chi se ne fotte, spostalo su, spostalo giù…mica quello è importante”. Carlottina nel frattempo rideva paciosa e si difendeva dalle mani di Ema che tentava di polipare pure il suo seno.
Camiglia era sedata dai regali prima e dallo strofinarsi con L’Aura dopo. Credo che neanche al Polo Nord ci si potrebbe strusciare più calorosamente. Mandrillone…
Dopo svariati cocktail e sigarette, tornammo tutti al tavolo. Lo scenario che si presentò era quello di una boccia di Champagne e una crepe…credo…però tagliuzzata. Con fantasia si riusciva a leggervi una scritta del tipo:” Z1”. In realtà ci venne spiegato essere un: “21”. Il problema era che mancavano 20 min a mezzanotte. Avremmo pagato quei venti minuti a carissimo prezzo….carissimo.
Quando finalmente lo stronzo orologio scandì la mezzanotte, tutti abbracciarono Camiglia, logicamente. Logicamente un secondo dopo tutti si buttarono sulla crepe. Anzi….non proprio tutti. Io e Berry ci buttammo sulla boccia riuscendo a strappare rispettivamente tre e due bicchieri tra gli insulti dei presenti.
In seguito per sfizio assaggiai la crepe. Doveva essere molto buona…doveva una ventina di minuti prima quando era calda. Adesso era come mangiare un mattone, però farcito di nutella. Ema poi si rese protagonista del capolavoro.
Accidentalmente, io avevo rotto un bicchiere….dei pezzi di vetro erano finiti tra la crepe. Ema non se ne accorse e ne mangiò il pezzo più grande. Scoppiammo tutti a ridere nel vedere la sua faccia di cacatua dolorante che masticava..proprio come i messicani coi loro dolcetti di vetro.
Il cacatua…che animale fantasticamente stupido….Quanto li feci prendere male con la storia del cacatua…c’è gente che è diventata autistica e al solo sentire pronunciare il nome cacatua si taglia le vene.
Ci fu poi il secondo miracolo della serata. Porta la firma di Camiglia, ma essendo la figlia della sorella di mia madre..e quindi mia……ho promesso che non ne avrei scritto.
La serata si concluse con una serie di shottini nei quali erano mixati: vodka alla mente, Bayliss e profumo di morte.
Durante l’arco della serata vennero scattate centinaia di foto a cazzo..senza alcun senso. La maggior parte portarono la firma della Giulla che impazzita passò tre quarti della serata ridendo e scattando foto.
Poi L’Aura impazzì contro le divinità egizie a causa delle condizioni di lavoro inaccettabili. Camiglia e Giulla si diedero alla ricerca di un chupa chupa scomparso…chuparono quella sera…ma non credo al gusto di cola….e Carlottina…bhè è ancora a scappare per proteggersi da Ema.
Grande Carlottina, cuore impavido….ahaha
Berry, Ema, Dalila ed io risalimmo in macchina sparendo nella notte con in sottofondo Max che blaterava di una Fiesta Baby.

Questo l’omaggio alle ragazze del coyote Impero/inferno.

Buon giorno dell’uscita dalla grotta a tutti.

Fine
JL
















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