Quel secondo fatto così



Un secondo fatto di un popolo che urla: ”Lights will guide you home and ignite your bones and I will try to fix you”.
Un secondo fatto di Massimo, col suo amico che gli dice: "Li ritroverai un giorno, ma non ancora. Non ancora".
Un secondo fatto di Machado e dell’aver capito il valore del dolore e come il secondo sia privo del primo appena ci allontaniamo dalla nostra soggettività.
Daisy, Susan e Penelope che rivedrai in un'altra vita quando sarete entrambi gatti.
Paul canta di un cielo color vaniglia, ammiccando a Monet. I Clash litigano con la legge e perdono, vincendo.
Un mimo deride i tempi moderni e Jim si nasconde dal mondo dietro a una porta che nessuno sa.
George Best assapora una birra mentre Van Gogh si mangia qualche arancione sfumato.
Bukowski vola in qualche Barfly e il resto c'è ma resta indefinito, per ora.
C'è tanto da scrivere, ancora tanto da scrivere. Ma non è ancora il momento, il tutto, il resto, è ancora troppo indefinito a premere qui tra cuore, sterno e polmoni.
Per un secondo, per questo secondo, può bastare.
La verità è che la vita, così come la morte, è incolore, inodore. Senza filtri.
I filtri sono i nostri sguardi e la poesia, o la capacità di mettere giù parole sul nastro del vento o su di un foglio bianco, sono il contentino, quello che si guadagna quando si perde il resto.
Il nostro filtro fa la differenza. Anche per un secondo, anche in un secondo.
In questo secondo. Magari.

Fine
JL

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