La generazione che dipinge con le mani
L'instabilità, è tutto qui.
Non siamo la generazione migliore. Non abbiamo neanche il
talento per essere quella peggiore. Tremiamo, semplicemente, siamo poco più di
un fremito. Siamo bellissimi, di una bellezza inconsistente che ci viene tolta
dal tempo. Inermi disertori di ogni cosa giusta.
Volontà, equilibrio, leggerezza sulle cose, giusta distanza
è il prezzo che, chissà quanto ignari, abbiamo pagato.
Noi non rimaniamo, siamo il candore, il rossore di due
guance. Un saluto imbarazzato tra due innamorati che devono ancora realizzare
un sentimento. Siamo un invito a salire in casa dopo una bella serata. Siamo
l'ultimo passaggio di un violino.
Moriamo soli, irriconoscibili, pigiati contro un muro e
immersi in qualche veleno. Non duriamo, non resistiamo. Siamo quella piccola,
unica, irripetibile, incostante goccia di rugiada. Basta un po’ di sole e…
Non siamo replicabili, sprovvisti di eco.
In fondo non siamo neanche così belli. Siamo solo struggenti,
una bellezza dolorante, contemporanea, metropolitana. La nostra anima viene
fuori di rado e in quei frangenti è come scoprire il mondo per la prima volta.
Siamo una pennellata grossolana che ammucchia troppo giallo
e verde in un punto lasciandone un altro senza, sprovvisto all'arrivo
dell'inverno.
Spiegheranno, spiegheranno anche noi, ma non ci saremo già
più. Abbiamo violentato la sacralità. Siamo belli, giovani e affamati di soldi.
La generazione passata era quella che inseguiva IL sogno, noi lo abbiamo reso
lucido e lo abbiamo vissuto. Abbiamo scopato tutto quello che ci è passato
dinnanzi ma abbiamo fatto l'amore con troppe poche cose. Abbiamo dimenticato le
nostre persone.
Per questo verrà un'altra generazione, noi siamo i belli, le
rockstars. Dissolute, disinibite, leggere infarinature di sogno, senza armatura
o piani tattici. Criticabili, mortali, deboli, ma non ignorabili.
Non siamo il bene ma abbiamo fatto anche questo. Non siamo
il male ma siamo stati anche questo.
Siamo lacrime, lacrimoni, grossi, pieni e salati. Gioia e
dolore, tutto estremizzato e spinto fino alla normalizzazione del superlativo.
Tutto senza fine, senza luce in fondo al tunnel, anche se poi da quel tunnel ci
usciamo.
Trasformisti inconsapevoli, provocatori controllati.
Libertini sdoganati. Non abbiamo redini, non al di fuori dal letto. Eppure ci
siamo, siamo qui. Siamo noi.
Noi tradiamo le promesse e tutto quello che amiamo della
nostra vita scompare ma la vita continua e noi torniamo ad amare tropo presto,
troppo in fretta, senza sapere, poi, come fare.
Annegati in un dolore di fondo che nascondiamo e non
accettiamo. Instabili come i nostri valori. Dive di assoluta grandezza, fuori
dallo schermo cozziamo con una statura che non riconosciamo.
Siamo solo una parte. La nostra, la nostra parte.
Fine
JL
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