Lo scrittore
Lo scrittore è il pavone dei colletti bianchi. Il barbone
girovago e giramondo.
Lo scrittore è il cantastorie bislacco che, tra cocci e
tabacco, rotola per i vicoli spaccati di una società apparente.
Lo scrittore non appare. Dio solo sa se il peregrino esista.
Di sicuro non appare e non è capace d’apparire agl’altri.
Lo scrittore è l’altrui superfluo. E’ il gusto per il bello.
Per il brutto. Il gusto per il gusto di gustare, gustosamente, il gusto.
Lo scrittore ascolta. Rumori e silenzi. Profumi e lacrime.
Sorrisi di gioie intermittenti. Gemiti spinti in luoghi che esistono solo per una
volta.
Lo scrittore si ciba d’umanità. Occhiate e silenzi per lo
più. Ingordo ed insaziabile. Senza morale.
Lo scrittore ruba profumi ed odori. Avido d’annusare persone
e animali e quelli, degl’uni e degl’altri, che si travestono degl’uni e
degl’altri.
Lo scrittore non supplica mai. Piange, a volte, ma non
supplica. Muore di tanto in tanto, ma non supplica. Supplica, raramente, ma mai
un uomo. Una donna sì, alle volte…
Lo scrittore muore di fame. Lo scrittore è fame. La fame,
nello scrittore, scrive.
Uno scrittore ricco, non è uno scrittore.
Lo scrittore ama. Divora. Si nutre dalla carne. Della sua
essenza. Dei moti peregrini del cuore. Degli spasmi che inarcano gambe e
schiene e le corse all’indietro dell’occhi in un rantolio di soffocato piacere.
Lo scrittore è tutto ma non sarà mai niente.
Uno scrittore, lo scrittore, non fabbrica cibo o soldi. Per
lo più ubriaconi e puttane, se è bravo, può generare. Non ci sarà mai niente di
più vero di una puttana di sentimenti e di un uomo che sorride, piangendo con
una bottiglia, amica vera lei, in mano.
Lo scrittore è la metafora. La sintassi. L’equilibrio
dell’instabilità.
Lo scrittore è l’uomo. L’umanità. Le contraddizioni. Le
possibilità. I dolori.
Lo scrittore sbiadisce e muore di fame e di stenti e di
dolori. Lo scrittore ricorda.
Lo scrittore geme di piacere. Urla ai perbenisti. Ai
borghesi. Ai bigotti. Agli insulsi. Ai moralisti dell’anti-morale. Ai
convenzionali.
Lo scrittore è un baule, pieno e mai sazio. Lontano, mai
distante, da tutto e da tutti. Da sé stesso.
Fine
JL
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