•• Il Paese delle storie vere ••
Questo
è il Paese dove le scale hanno gli occhi ma non la parola.
Dove
certe divise sono immacolate nei giuramenti ma insanguinate a fine turno.
Questo
è il Paese dove le domande si strafanno di disinteresse per anestetizzare la
coscienza.
Dove
il crimine opprime l’umanità che resta e dove la dignità dell’individuo evapora
al sole del pettegolezzo.
Questo
è il Paese dove i processi vengono scanditi dalla pubblicità urlata.
Dove
l’omertà, con calma, è uguale per tutti.
Un
Paese, questo, dove gli sguardi non si incrociano più.
Dove
per un po’ d’amore, e che cazzo, bisogna aspettare l’orario di visita.
Questo
è il Paese dove si viene abbandonati prima e perseguitati poi. Ma come se semo
arrivati al “poi”, nun me ricordo.
Questo
è il Paese dove non si previene con la cultura ma si corregge col carcere sordo
di certi ragionamenti vecchi come il mondo.
Il
Paese dove si dubita della Croce d’un povero Cristo ma le due dei ladroni
c’hanno la lista d’attesa.
Il
Bel Paese che piange le storie vere dopo la data di scadenza.
Questo
è il Paese dei martiri dimenticati, degli oppressori osannati e dei Barabba di
professione.
Il
Paese degli Aldrovandi, dei Pinelli, dei Sandri, degli Uva e di tutte le
figurine che mancano dall’album.
Questo era anche il Paese di Stefano Cucchi, non saprei dire di più, era solo uno spacciatore.
Jacopo Landi
Jacopo Landi
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