La passione di J(ay)
La passione è l’aria dell’infanzia. Due braccia al collo che
parlano di sicurezza e compagnia.
La passione è una vulva tanto colma di piacere da non
riuscire a trattenerlo. Ricolma com’è di orgasmi dorati e liquidi.
La passione è sapere che si muore, essere consci che ci si
potrebbe togliere il pensiero facendo da soli eppure rimanere fino alla fine. Che
poi a volte te ne vai anche a metà tempo.
La passione è un colore personale su una tela condivisa e
racchiusa nella solita cornice sempre diversa eppure comune a tutti.
La passione è la spuma del mare che finisce per finire giù
in gola o su nel naso in un bar il giovedì pomeriggio.
La passione è quando, a sbronza fatta e finita, ti ricordano
che non è sabato sera ma bensì un triste mercoledì a pranzo, con la schiscetta
umida durante un temporale estivo.
La passione è una storia che racconta di un’esistenza. Una
storia a prova di fallimenti o recriminazioni. Semplicemente avvenimenti in
serie. Una storia per l’appunto.
La passione è capire che la vita è una storia ed è seria
proprio perché non lo è, non singolarmente almeno. Non a breve almeno.
La passione è capire che il rosso del cappuccetto era in
realtà sangue e che quel sangue macchia le nostre mani o i nostri volti girati.
Per uno scrittore lo scrivere è un raptus. Per nulla
dissimile dal bisogno di amore o dalla fame chimica. Una sigaretta a notte
inoltrata mentre non si sa se il protagonista riuscirà o meno a salvare la sua
bella.
E’ crudelmente basico, un istante prima la stanza è vuota e
piena di condizionali e un secondo dopo c’è solo lei, quell’idea buona o meno
che bisogna annotarsi, incidere, imprimere. E’ un tarlo che scava nella
memoria, nel subconscio, in una mezza frase sentita una volta durante un volo
aereo. L’associazione di idee è il più grosso dono dell’uomo, attraverso di
questo possiamo costantemente superare i nostri limiti e quelli del nostro
tempo.
Questa è passione.
E’ passione quella di Cristo su di una croce che t’insegna
che non sempre la passione ti premia.
Adoro quelle sbronze trascinate fino alle quattro del
mattino quando il secchione si alza per pisciare e il picchio pregusta il primo
verso al sole.
Quando le bottiglie sverse versano ciò che resta della loro
essenza, rotolando sul tappeto e tu aspetti solo l'attimo più appropriato per
seguirle.
Quando la mascella se ne va dove meglio crede e tu
sbiascichi come se non ci fosse un domani. Proprio in quel momento nel quale
stai parlando veramente di te stesso, di quello che senti, di ciò che ti sta
cuore e così il tuo interlocutore. Ecco quello è uno dei brevi momenti in cui
si è onesti, nessuno sa come gestire l'onestà e infatti parli di te stesso
smascellando e le idee sono confuse. Perchè la verità è come l'amore, non
sappiamo gestirlo e finisce per fotterci. Ma questa è passione, e punto e a
capo.
Star male è condizione necessaria per scrivere. E’ difficile
scrivere quando stai bene, quando ti fanno una sega, insomma…sei preso da
altro, come dire..
Scrivere qualcosa di cui ha già scritto non ha senso.
Scrivere è passione e la passione si rinnova, sempre nuova anche se puoi
provare passione sempre per la stessa persona o cosa.
Scrivere qualcosa con uno stile già adottato, come questa
riga, non ha senso. La passione è sempre nuova e sempre si rinnova. Ce le ton
que fait la chanson.
La passione è la morte e l’essere umano. Sono milioni di
anni che ci rapisce e ancora non le abbiamo dato un bacio.
La passione è la lingua dei gesti scelta in luogo di quella
delle parole. Un incontro tra due sconosciuti che si scelgono, continuandosi a
scegliere. A riconoscere.
La passione, quella vera, spesso coincide con l’amore.
Scrivere è come una sbronza, una magia. All’improvviso ci
sei e un attimo dopo non ci sei più. Nessuna certezza di aver lasciato qualche
segno del tuo passaggio o qualche riga di valore. E’ l’incostanza fatta ad
arte. Punto.
La passione sono i valori che escono in quei momenti nei
quali gli uomini si mostrano per quello che sono.
La passione è una madre che mette al mondo un figlio.
La passione parla molto più dei vizi che delle virtù. Una
sbronza protratta un cancro in una nuvola.
La passione è morire in guerra e lì, nella fine, capire che
l’arte e la guerra hanno ben poco a cui spartire anche se ci sono libri che
sostengono il contrario. Arte e guerra come la differenza tra forma e sostanza.
Della malattie più che della salute. Del bene attraverso il male. Perchèla
purezza per quanto pura c’ha sempre rotto il cazzo a tutti quanti e perché in
fondo la passione non è che mettersi alla prova in questo corrotto e così amato
sistema di contrappassi che non capiremo mai del tutto.
Fine
JL
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