In un giorno di Giugno
Tempi balordi, sanguinanti.
Lacrime pesanti, impregnano.
Alla crisi del cuore seguono tutte le altre.
Dare per scontato. Scontare la vita. L’happy hour del branco
Moriamo almeno una volta al giorno. Un solito giorno, di un
giugno afoso, tra sirene e traghettatori.
Non è distinta neanche la morte, per noi. E’ la metafora di
questo tempo.
Di quel che c’è non manca niente, solo, ce n’è meno.
I colori, meno brillanti.
Le emozioni, sintetiche e banali.
Uomini, usa e getta. Donne troie e non puttane.
E’ il compromesso morale.
Una classe di mezzo, che non esiste. Compressa verso il
nulla del niente.
Io stesso sudo ricordi e piango umanità e mi ritrovo qui,
schifato, a buttare in nero su bianco queste poche righe. Poco ispirate e in
uno stile ancora peggiore.
Mi sanguina il cuore e non sono abbastanza forte.
Mi sanguina il cuore e chi me ne chiederà, si accerterà, solamente, se sanguini lacrime o sangue.
Che nessuno mai saprà del mio dolore o del
proprio. E così via
Per questo moriamo tutti i giorni. Lentamente. Cullati dalla
marea dell’immobilismo.
Rimangono la speranza e l’amore. Comincio a reputarle, poco
più, che droghe sintetiche tagliate sempre peggio.
Tuttavia rimane il sorriso e, più raramente, il riso.
Ambizioni che superano talenti. Passioni che spezzano cardini.
Io urlo sensibilità ma la clemenza affonda il chiodo nella
bara. L’ennesimo
Fine
JL
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